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25 aprile 2013

Italian job

La tattica è chiara, almeno all'inizio. Poi diventa sempre più offuscata, sempre più color malto. Sempre più bionda. Sempre chiare, birre chiare.

"Fate presto a bere che altrimenti facciamo tardi."
"Tranquilla stai parlando a dei professionisti."

Il 70% di noi è ben allenato e decide di gareggiare. C'è da correre. Il tempo passa e noi dobbiamo passare a bere in cinque pub. I cinque Ryans pub.
Iniziamo dal più lontano, c'è della tattica. L'ultimo sarà quello vicino alla base.
Perché non c'è molto tempo, il tempo passa. Passa come passano le metro e le corse vanno via a via a terminare.
Ed è già tempo dell'ultima corsa. Mezz'ora per entrare, bere e tornare alla metro. Un lavoro veloce, pulito ed efficiente. Riusciamo anche a festeggiare un compleanno.
Il biglietto decide di non valere più. Poco male, si entra tutti insieme. Si decide un alibi, una linea difensiva nel caso le cose andassero male.
È il momento, si scende. Passiamo vicino a due controllori. Questa volta la parola d'ordine non è la stessa, non è "Viuleeeeeeza", ma è, anzi sono, "Carini e Coccolosi".
Tutto fila liscio e siamo nuovamente sulle Ramblas, ora si gioca in casa. Ne mancano quattro, ma le cartine non collaborano.
C'è da contrattare un ingresso, proprio in quel momento gli spagnoli si scoprono Punk Rock e organizzano un live. Musica e bagni che nemmeno in Misfits, niente luci si piscia ad orecchio. Il suono della ceramica è inconfondibile. Fuori i cellulari, tutti a illuminare, non il palco, la musica non lo merita, ma il cesso si.

"Potevi farti una foto e metterla su Instagram."
"Mi sarebbero serviti degli occhiali hipster da mettermi sull'uccello."

Usciamo, un'altra stelletta al valore.
Proseguiamo per strette vie. Strette vie che capiscono di che pasta siamo fatti. Anche gli indigeni lo capiscono e continuano a offrirci apparentemente solo birra. Non ci facciamo distrarre.
Dritti verso la meta, quando ormai siamo quasi a metà.
I due pub di Ryan sono a venti metri e quattro numeri civici di distanza. Una pessima mossa strategica che non fa altro che avvantaggiarci, o così crediamo.
Pecchiamo di superbia, ce la prendiamo comoda e ci prendiamo anche dei chupiti offerti. Offerti per noi e per tutti, prendete e bevetene tutti.
Qualcuno guarda l'orologio, ancora tre quarti d'ora e poi i pub dovranno chiudere. Ce ne manca uno solo.
Ormai siamo esperti, procediamo nella direzione giusta. Giusto il tempo di ritrovare un paio di riferimenti e la cartina non ci serve più.
Iniziamo ad allungare il passo, il gruppo si sfalda, qualcuno resta indietro. Arriveranno.
Troviamo l'ultimo pub, sta per chiudere, quasi non ci vuole dare da bere.

"Non importa facci 7 chupiti, di qualsiasi cosa tanto riusciamo a finirli."

L'ultimi timbro sulla scheda, il passaporto per il premio.

"Io voglio una maglietta."
"Si e poi ce le firmiamo tutti in ricordo di questa serata."
"Esatto!"
"A me serve un portachiavi, devo cambiarlo. Assolutamente!"
"Anche a me serve! Ho le chiavi sparse per la tasca."

Il premio sono dieci chupiti a testa da consumare la prossima volta che andremo in quel locale. Settanta chupiti che non possiamo consumare prima di partire. I pub spagnoli se la prendono calma alla mattina e noi alla mattina abbiamo un aereo da prendere.
Li lasciamo in eredità a una persona fidata. Qualcuno a Barcellona ci penserà per settanta volte.



11 aprile 2013

Il sesto senso

Un post senza senso che fa senso a chi sa scrivere.
Poteva essere un post sul sesto senso, ma a volte nemmeno la vita ha un senso. Figurarsene sei... Fantasia.
Non vediamo, non sentiamo, non capiamo, ma parliamo. Procediamo dritto per dritto, a senso unico.
Il sesto senso unico che si infila mentre si cerca parcheggio e ci costringe a giri tortuosi.
Giri e pellegrinaggi che ci trasformano, senza che ce ne accorgiamo. Senza senso della misura, o troppo o troppo poco.
Trasformazioni irreversibili che procedono in un senso solo, come la vita.
Vita che procede a senso unico e ti prende in un senso solo ( non c'è doppio senso, come si diceva il senso è unico ).
La vita ti prende da dietro e lo fa pure con senso dell'umorismo.
Un post senza senso, nemmeno quello dell'umorismo. Senza senso come le cose che accadono.
Cose che il senso non ce l'hanno e se ce l'hanno non lo capiamo, se non una volta all'anno.



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