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25 maggio 2012

Uno alla Volta

C'era un A. Volta.
Era un tipo piuttosto schivo, schivava i pugni che era una bellezza, come lui non ce n'erano più in giro, un ragazzo di una volta. Per fortuna, perché era brutto come il peccato. Non che sia un peccato essere brutti ma per Abotte era davvero un peccato essere brutto, soprattutto con un nome del genere. Un nome che veniva tramandato di generazione in generazione, di Volta in Volta.
Siccome i genitori non erano stati abbastanza perfidi ci si era messa anche Madre Natura, donandogli un grazioso girovita che lo faceva sembrare una botte.
Tutto questo accanimento l'aveva preso sul personale. Tanto che Dio non era mai arrivato in casa sua, nemmeno in formato Ronnie James.
Passava tutto il giorno sotto le volte dei portici anche se avrebbe preferito starsene sotto quella gran bella Volta di sua cugina. Era solito scolarsi botti e botti di vino, litri di alcool che tutti in una volta finivano tutti dentro ad un Volta. Da ubriaco gli riusciva difficile arrivare a casa sua e anche quando ci arrivava non riusciva a centrare la serratura con la sua chiave di casa, la chiave di Volta.
Finiva per passarci pure la notte sotto i portici.
Era solito fare a botte, d'altronde era nel suo nome e nel suo fisico con quel baricentro basso. Menava tutti, uno alla volta finivano tutti sotto a Volta che li finiva alla Volta, con un gancio destro. Lui che era di sinistra.
Tutto questo finché un bel giorno, il sole splendeva, in cielo nemmeno una nuvola, era proprio un bel giorno, qualcuno decise di mettere sotto Volta una buona volta. Quel qualcuno erano cinque qualcuno che avrebbero potuto benissimo valere come 10 qualcun'altro.
Quella volta, Volta fu finito senza essere fatto. Chi è fatto e finito almeno è fatto e ha il privilegio di non sentire dolore, ma non questo Volta.
Era un bel giorno, ma non per questo Volta.

22 maggio 2012

Shopping? È una minaccia?

Ogni estate, periodo di saldi, di svendite o semplicemente durante il tempo libero a centinaia vengono trascinati a fare shopping e poi abbandonati. Uomini, ragazzi, mariti, trascinati a girare per negozi.
Alle prese con decine di sistemi di taglie diversi tra i quali le donne si districano in maniera impeccabile, con conti che nemmeno un ingegnere saprebbe fare. Colori che noi maschi non conosciamo e nemmeno abbiamo mai sentito in vita nostra., nonostante la nostra pelle si tinga di tutti i colori esistenti quando ci fate passare dal vostro reparto intimo.
Il sesso forte non è abbastanza forte per sopportare tutto questo e i suoi rappresentanti li si possono trovare fuori dai negozi ad aspettare la controparte, oppure, caso ancora più comune, ad aspettare fuori dai camerini.
Fuori dai camerini è presente la maggior concentrazione di uomini in attesa.
Spesso hanno perfino il tempo di socializzare gli uni con gli altri. Un processo che inizia con sguardi di sofferenza, prosegue con cenni sconsolati del capo e termina con la frase: "Sono tutte uguali quando si tratta di comprare".
Tutto questo reggendo una borsa, nel caso più fortunato, ma possono essergli affidati anche ombrelli, giacche, cappelli, sciarpe, svariati bambini e altre cose.
Ogni tanto la fanciulla esce per controllare come procede la situazione, la sua...

"Come mi sta?"
"Bene..."
"Hai detto la stessa cosa degli altri cinque vestiti che ho provato. Allora dimmi, preferisci questo blue navy o quello grigio melange?"
"Quello nero."
"Quale? Non ce n'è uno nero."
"Ma si dai, quello lì, quello scuro..."
"È blue navy non nero! Mi dici così solo perché vuoi andare a casa..."
"Ma no, non è vero..."
"Vabbeh..."

Per noi state bene comunque, con qualsiasi cosa indossiate (e se non indossate niente è anche meglio, ma questa è un'altra storia). Davvero. Però anche andare a casa non ci dispiacerebbe.
Quindi se trovate un uomo che pur di passare del tempo con voi è felice di portarvi a fare compere sposatevelo!


20 maggio 2012

Figa che potenza!

Consideriamo l'assioma:

"Tira più un pelo di figa che un carro di buoi"


Un bue è in grado di sprigionare una potenza pari a circa quella di dieci uomini e dal momento che un uomo, nel caso di sforzo prolungato (la stessa tipologia di sforzo richiesta al bue), è in grado di produrre 500W possiamo quindi ricavare la potenza di un singolo bue ( Pb ) come:

Pb = 500W*10 = 5000W = 5kW

Considerando un carro come composto da due buoi (quindi #buoi = 2), possiamo ricavare la potenza generata dal carro (Pc) come:

Pc = #buoi*Pb = 2*5kW = 10kW

Possiamo dedurne che questa è anche la potenza minima che un pelo di figa è in grado di sprigionare.
Al lettore più attento sarà balzato all'occhio come in realtà la potenza del carro trovata non sia esattamente la potenza utile del carro ma bensì la potenza sprigionata dai soli buoi. A rigore da questa potenza andrebbe sottratta la potenza necessaria a spostare anche il carro vero e proprio e l'eventuale carico presente sul carro.
Pur ponendoci nell'ipotesi di carro senza carico la diminuzione di potenza che ne deriverebbe può essere tutt'altro che trascurabile. Questo perché le forze che generano questa perdita di potenza possono essere anche dell'ordine di 2 o 3 volte il peso.
Una buona stima di questa potenza perduta può aggirarsi intorno ai 2kW, considereremo quindi una potenza di utile pari a 8kW.
Questa potenza, grazie all'assioma iniziale, risulta dunque essere la potenza minima ottenibile da un pelo di figa.
Quindi:

Ppelo = 8kW

Da qui possiamo pensare di ricavare la potenza complessiva di una vagina.
Approssimando la zona pilifera di una vagina come un triangolo di base 15cm e altezza 10cm otteniamo un'area pari a:

A = (b*h)/2 = (10cm*15cm)/2 = 75cm^2

Se stimiamo la densità di peli (d) pari a 100peli/cm^2 possiamo ricavare il numero totale medio di peli su una vagina facendo:

#peli = A*d = 75cm^2*100peli/cm^2 = 7500 peli

Possiamo ricavare la potenza totale di una vagina come:

Pvagina = #peli*Ppelo = 8kW*7500peli = 60000kW = 60MW

Si ricorda come questo valore sia stato ricavato sotto l'ipotesi di zona pilifera triangolare in altri casi l'area può essere approssimata come un rettangolo o con altre figure geometriche, mentre in casi più complicati si dovrà ricorrere all'integrale dell'area.

Per apprezzare il risultato si pensi come una centrale per il solare termico che fornisce energia a 20000 abitanti generi 20MW, un terzo della potenza generata da una figa.
Questo ci porta a considerare la vagina come un'importante fonte di energia in quanto la già ragguardevole potenza di 60MW risulta essere la minima potenza che è in grado di generare. Questo perchè il pelo di figa tira di più (e non come) un carro di buoi.


15 maggio 2012

D come donnola

Dici donna dici danno.
Qualcuno, in penuria di peluria, spera anche che la diano.
Le donne danno, a tutti.
Si danno, a volte troppo, anche a chi non se lo merita.
A furia di darsi e di darla finiscono per svalutarsi.
Finiscono per deflazionarsi e per valere meno.
Donne che non valgono poi molto, donnine, donnole.
Vanno a caccia, spesso di notte. Cacciano nel buio, alla ricerca di uccelli ma spesso quello che trovano sono ratti.
Altre, invece, sperano di trovare rospi da trasformare in principi. Nei peggiori bar di Caracas.



9 maggio 2012

Dalla Cecenia con furore

Era stata una notte senza luna. Si doveva esser passati direttamente da mezzanotte alle due, o almeno questo era ciò che Legume riusciva a ricordare.
Ricordava anche di essere uscito da un locale con una rossa e di essere uscito di testa a causa di altre rosse e svariate bionde scolate a stomaco quasi vuoto.
"Se non ricordo male, con la prima rossa, quella in carne e ossa con la quale siamo usciti siamo anche entrati a casa mia... E io sono entrato in lei e poi mi sono addormentato nel letto come un ghiro. O forse era il contrario? Prima mi sono addormentato e il mio ingresso trionfale l'ho solo sognato." pensò tra se ed il suo amico immaginario.
Decise immediatamente che era successo veramente e l'amico immaginario di certo non obiettò, anzi, mentalmente si diedero il cinque.
Ormai doveva essersi fatto tardi e per di più iniziavano a fargli male le corde che lo tenevano legato alla sedia.
"...Cazzo. Corde? Sedie? Dove diamine sono finito!?"
Qualcuno si accorse che Legume si stava svegliando.
"Oh, ma ben svegliato Detective Legume la stavamo giusto aspettando. Lei capita proprio a proposito"
La voce aveva uno strano accento, a orecchio sembrava Russo.
"Io non capito a proposito, io capito a fagiolo. E comunque, chi cazzo ha parlato?"
"Sono stato io, mi presento. Mi chiamo Cecio."
Cecio era un cecio. Nato da madre ceca e padre ceceno nacque per l'appunto in Cecenia. Purtroppo fin dalla nascita era cieco da un occhio, cosa che lo costrinse fin da piccolo a portare una benda. La cosa non gli procurò pochi problemi, i bambini sanno essere inconsapevolmente cattivi a causa della loro sincerità e un bambino con la benda non è visto di buon occhio dai suoi compagni di merenda. Per tutta risposta iniziò a non vedere di buon occhio quelle persone che si credevano perfettine e tanto sicure di sé. Fino al giorno in cui a bordo della sua macchina, casualmente, non vide con l'occhio buono l'ormai diventato grande bambino che aveva iniziato a prenderlo in giro alle elementari. Lo tirò sotto e lo uccise.
La sensazione che provò gli piacque e così decise di dedicarsi a vita alla morte, degli altri.
"Che ne hai fatto di Kia?"
"Chi mi sarei fatto?" cecio ancora non parlava bene la lingua di Legume. Gli era rimasto l'accento, anche nell'orecchio.
"Te la sei fatta?... Ma io ti ammazzo..."
"Hey, calma. Qui quello che ammazza sono io. E comunque, di chi stai parlando?"
"Di Kia. Di Kia La Morte" silenzio.
"Insomma l'hai vista o no?"
"Chi?"
"La Morte?"
"L'ho vista migliaia di volte io ci lavoro con la morte"
"Come? È una tua complice?"
"Chi?"
"La Morte!"
"La morte è il mio strumento. Io ammazzo quelli come te."
Legume iniziò a preoccuparsi, per sé stesso, per la sua vita e per la sua Morte, la sua Kia La Morte.
Tuttavia c'era qualcosa che a Legume non quadrava , ma non ci fece caso più di tanto. D'altronde non si erano mai visti né un legume né un cecio quadrati.
Quello che non potevano sapere era che la morte, con o senza maiuscole, era dietro l'angolo e li avrebbe raggiunti da un momento all'altro.

Foto di Watchsmart, Flickr.com

Indice dei precedenti capitoli delle avventure del Detective Legume:

  1. Tick Tock Goes the clock
  2. Verso il Capo
  3. La Morte
  4. In birra veritas

8 maggio 2012

Preghiera dell'ingegnere

«Questa è la mia calcolatrice. Ce ne sono tante come lei, ma questo è la mia. La mia calcolatrice è la mia migliore amica, è la mia vita. Io debbo dominarla come domino le mie equazioni. Senza di me la mia calcolatrice non è niente; senza la mia calcolatrice io sono niente. Debbo saper usare le matrici, debbo fare calcoli meglio del mio professore che cerca di bocciare me, debbo rispondere io prima che lui risponda a me e lo farò. Al cospetto di Gauss giuro su questo credo. La mia calcolatrice e me stesso siamo i difensori dei numeri complessi, siamo i dominatori delle iperstatiche, siamo i salvatori del nostro esame e così sia, finché non ci sarà più un esame ma solo pace, Amen.»



5 maggio 2012

Cenere alla cenere

Cenere siamo e cenere torneremo, prima o poi.
Qualcuno prima del tempo, prima del tempo delle mele, nel tempo dei miti e delle leggende, lasciando un'impronta indelebile nei secoli, ricoperti di cenere dura come sassi.
Cenere di vulcano che esplode e poi ricade.
Era un mercoledì, il mercoledì delle ceneri. Delle ceneri che non si posarono nel posa cenere.
Come invece fa Cenerentola che scenera la sigaretta nel posa cenere. Dopo che la passione che bruciava dentro al Principe l'ha incenerita.
Tabagisti di larghe vedute che vedono il mondo intero come posacenere. Barbari che semino mozziconi in giro sperando nascano alberi di Marlboro e Philip Morris.
Barbari che diedero alla cenere quel che era di Cesare.
Cenere, ciò che resta di Roma dopo Nerone. Un grande cielo nero, color nero fumo di Roma. Altro che il fumo di Londra, semplicemente grigio.
Grigio come il fumo che esce dalle bocche di certi ragazzetti. Ragazzeti che sono tutto fumo e niente arrosto. Tanto fumo e niente arrosto, solo cenere. Cenere di pollo, arrosto.
Siamo tutti un po' polli e tutti, dopo il nostro fumo, torneremo cenere.


3 maggio 2012

Acqua Marina

Arriva il marino ma io preferisco quando arriva Marina.
Marina arriva di corsa, l'accorrente Marina.
Arriva, devastante come una corrente d'acqua, con la sua corrente di pensieri.
Una corrente Marina.
Marina va per la sua corrente che non è sempre la stessa dell'acqua.
Marina è rossa capelli dai riflessi anche più chiari, color salmone. Infatti Marina è una salmona, una piccola salmona, una salmonella.  Una salmonella che infetta, come lei è stata infettata, non sapeva da quando probabilmente da sempre. Quell'idea che infettava la sua testa, quell'idea di seguire la propria corrente andando controcorrente.
Decise di non badare alla sua corrente di pensieri e tirare avanti, come sempre, controcorrente.
D'altronde lei e i suoi, i salmoni, vanno controcorrente da prima che fosse mainstream.
Proseguì cantando un motivetto che conosceva bene:
«Io sò salmone e nun me 'mporta niente. A me me piace annà controcorente.»



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