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26 febbraio 2012

Gin & Fizz

C'era una vodka, o forse era del rum.
Gin era in macchina insieme al suo amico Fizz e quella sera si erano vestiti di tutto punto. Erano molto Bellini.
Stavano fantasticando sulla loro prossima meta e su quel viaggio nei mari tropicali a Long Island.
Un giorno Gin sognò di volarci a bordo di un B52 e di pilotarlo fischiettando My Fair Lady.
Fitz era svizzero, anche se a vederlo non lo si sarebbe detto, era impegnato a leggere le ultime notizie sportive. In particolare leggeva dell'ultimo acquisto fatto dalla squadra di calcio della sua città, il Grasshopper che aveva acquistato il giovane fenomeno di belle speranze Kahlùa.
Mentre stavano percorrendo una strada nel Bronx furono bloccati da due energumeri di colore, due Negroni.
Purtroppo i due non avevano le migliori intenzioni e la polizia dovette chiamare Alexander per il riconoscimento dei corpi.

22 febbraio 2012

Pasticcio di Crema

Aveva chiuso un occhio quel giorno, in ospedale, a causa di una brutta congiuntivite. Lo avrebbe riaperto di lì a poco.
Lungo la via Damasco ricevette l'illuminazione. La ricevette direttamente sulla testa, da un lampione che non aveva visto.
La crostata al lampone appena comprata sbattè anch'essa contro il lampione e si ruppe in due. Era costata un occhio della testa, la stessa testa che adesso faceva male.
Tornò quindi in pasticceria dicendo al pasticcere di aver combinato un pasticcio, ma non alla crema.
Chiese se poteva cambiare la crostata.
D'altronde le due metà poteva venderle separatamente come confezioni speciali, più piccole per i single che non vogliono comunque rinunciare alla dolcezza e al chiedersi: "Chi ha mangiato un pezzo della mia crostata?".
Il pasticcere disse che non era in suo potere una cosa del genere, che doveva parlarne con il capo, il grande pasticcere, il sommo pasticcere, il pasticcione.
Purtroppo però il pasticcione era andato fuori Crema, verso Cremona, per un corso di aggiornamento sulle creme.
Gli chiese, allora, se per quella volta non potesse chiudere un occhio.

21 febbraio 2012

Il femminile di ingegnere

Gli scienziati per anni hanno sostenuto che non ci fossero ragazze ad ingegneria e le loro argomentazioni seguivano questa strada.
Partendo dall'osservazione sperimentale che "Il femmile di ingegnere non esiste" deducevano che "Non esistono le ingegnere femmine"
Da qui sfruttando il postulato: "Per essere ingegnere bisogna fre ingegneria" arrivano infine a dimostrare che "Non ci sono ragazze ad ingegneria"
Con il tempo e con lo svilupparsi di tecniche di indagine sempre più sofisticate si è arrivati però a smentire questa teoria e si è potuto annunciare al mondo che:
 "Le ragazze ad ingegneria esistono"
Ciò che ha reso difficile l'individuazione del  doppio cromosoma X è rappresentato dai metodi di sopravvivenza messi in atto dalla maggioranza. L'evoluzione della specie ha infatti portato le fanciulle a mettere in atto accorgimenti che le hanno rese sempre più conformi e mimetizzate all'interno dell'ambiente della facoltà.
Questa operazione di omogeneizzazione non ha portato le ragazze ad assumere la consistenza di una pappetta ma le ha portate ad abbandonare quei caratteri distintivi tipici del sesso femminile.
Hanno iniziato con l'abbandonare l'uso di tinte vivaci nel vestirsi virando verso le tonalità del grigio del nero e del verde petrolio e del marrone.
Non solo nel colore ma anche nel modo di vestire hanno cambiato abitudini. Sono ormai leggende le storie che parlano di gonne e scarpe con tacchi (anche modesti) o ballerine. Capelli non troppo lunghi e possibilmente raccolti in una coda.
Hanno anche abbandonato l'uso di orecchini, collane e varia paccottiglia. Alcune hanno rinunciato perfino al trucco e parrucco, cosa impensabile per altre ragazze.
Hanno imparato anche ad integrarsi nella cerchia sociale delle facoltà di ingegneria iniziando a padroneggiare argomenti come macchine, moto e videogiochi.
Questi semplici ma efficaci accorgimenti, oltre a essere la causa dela tardiva scoperta di questa specie, permettono alle ragazze di sopravvivere e di evitare i possibili attacchi da parte del resto della fauna ingegneristica.

16 febbraio 2012

Adotta un ingegnere

L'ingegnere è una creatura timida di natura quando ne vedete uno avvicinatevi con cautela e non cercate subito il contatto fisico, potreste impaurirlo e farlo scappare.
Una volta conquistata la sua fiducia ci sono alcune cose alle quali dovrete fare attenzione prima di potervi portare a casa un ingegnere.
Se parla di Lagrange non ha sbagliato lo spelling di una canzone degli ZZ Top ma semplicemente parla di un signore che è la fonte principali di tutti i suoi mali.
Se state parlando del vostro lavoro o di qualsiasi cosa che desti l'interesse o la curiosità dell'ingegnere, vi sentirete rivolgere l'immancabile domanda "Come funziona?".
Appena sentite questa domanda vi conviene pensare subito ad una storia , ad una spiegazione e che sia credibile. Se così non fosse vi infilereste in un tunnel dal quale potreste non uscirne più.
Quando parlate con un ingegnere cercate di evitare di cadere nei soliti cliché e luoghi comuni del tipo:
"Fai ingegneria meccanica?Quindi se mi si rompe la macchina posso chiamarti..."
"Addirittura aerospaziale?Ma vuoi fare l'astronauta?"
e cose simili, non li fa ridere.
Questo non vuol dire che gli ingegneri siano privi di senso dell'umorismo, anzi sono dei gran simpaticoni.
Certo l'umorismo non è propriamente british né immediato e l'incomprensibilità di tale umorismo aumenta se nel gruppo sono presenti due o più ingegneri. È sempre bene limitare e tenere sotto controllo il numero di ingegneri presenti nei piccoli spazi, come ad esempio intorno ad un tavolo.
Se la concentrazione di ingegneri inizia ad essere rilevante, se non addirittura preoccupante, la scelta migliore che possiate fare è assecondarli.
Così come dovreste assecondarli quando vi parlano dei loro lavori e problemi. Lo sanno da loro che molto probabilmente non capirete ciò di cui stanno parlando ma a loro basta che voi li stiate ad ascoltare.
Ne saranno felici perchè, contrariamente a quanto sostengono in molti, gli ingegneri non sono privi di sentimenti e possono dimostrarlo per via analitica.
Adottate un ingegnere, non ve ne pentirete.

15 febbraio 2012

Cosplay, le origini

(Ovvero come le ragazze siano alla base del suo successo)

In principio furono i Nerd.
Quelli veri non quelli che pensano di esserlo lo perchè guardano The Big Bang Theory, hanno il Mac e indossano gli occhialoni in stile Arisa (che poi nemmeno lei li usa più).
I Nerd erano soliti emulare i loro eroi d'infanzia (ricordiamo che l'infanzia Nerd dura circa fino a 30/37 anni) durante particolari cerimonie e celebrazioni quali le fiere del fumetto.
Iniziarono quindi a travestirsi come i loro personaggi preferiti come in un never ending Carnevale.
Questo fenomeno sarebbe rimasto circoscritto se non fosse stato per le ragazze, in particolare furono le ragazze nerd.
Le ragazze nerd (una percentuale minuscola agli albori) e le ragazze dei nerd (per molti studiosi si tratta solo di creature mitologiche) erano stufe delle attenzioni che i maschi concedevano alle ragazze delle copertine, dei videogiochi e dei fumetti.
Così decisero anche loro di iniziare ad emulare questi personaggi partoriti da altre ed alte menti nerd è che solo casualmente sfoggiano vestitini succinti.
Inutile dire che seppur in poche iniziarono a riscuotere un incredibile successo.
Ebbero così tanto successo che altre ragazze mosse da civetteria decisero di cimentarsi nel cosplay per essere ricoperte di attenzioni.
L'aumento di ragazze ebbe come diretta conseguenza una sempre maggior partecipazione da parte dei nerd maschi a questi eventi, cosa che segnò il definitivo affermarsi di questa pratica.

13 febbraio 2012

Lupi di mare

Partire è un po' morire. I marinai partono spesso e quindi muiono spesso.
Muiono nei ricordi delle persone che conoscono di porto in porto. Muoiono per le malattie e muiono a stare sulla terra ferma.
Ma se vanno per mare, possono morire per mano, o meglio per uncino, dei pirati.
Ogni volta che muiono danno modo di riflettere a chi li ha conosciuti e visti andar via in un porto, e a loro stessi.
Riflettono molto bene le loro immagini sul pelo dell'acqua visto dalla passerella.
Pensano a quanto sia stata densa di avventure la loro vita e quanto questa abbia sorriso a loro.
Oppure, se la vita non ha sorriso loro, cosa assai probabile vista la situazione in cui si trovano, pensano a come tutta questa pena stia per finire.
 

8 febbraio 2012

Stuccati

Spesso rimaniamo di sasso, di stucco. Stuccati. In particolare se tornando a casa trovi tua moglie a letto con un altro. Se sei un muratore, invece, sarà lei a rimanerci, nello stucco. Stuccata pure lei, letteralmente.  Per poi rimanere da solo, rimanere con lo stucco.
Di stucco rimasero anche gli scienzati quando appresero la religione dei merluzzi.
Tra i merluzzi si narra della tremenda rete del giudizio che rapisce i merluzzi quando giunge la loro ora.
Tra lo sgomento generale, facce da pesci lessi, da baccalà, i più meritevoi vengono portati via e ricoperti dal divino sale che li prosciugherà da tutti i loro peccati.
Quelli che si sono macchiati di condotta immorale vengono portati via e appesi a testa in giù, fintanto che l'avranno, ad essiccare al sole, rimanendoci di stucco, stuccati, stoccati. Stoccafissi stoccati al sole, da soli.
"Che sola..." pensavano.


6 febbraio 2012

Scopa che ti passa

Meglio un fallo di mano che un fallo in mano. Anche perchè farlo di mano è sempre molto triste.
Daltronde la vita è come una partita a scopa, o a briscola, o hai un buon compagno oppure ti serve un'ottima mano.
A volte la vita ci riserva brutte sorprese, come una scopa  di seconda mano.
Anche se a volte le scopate di seconda mano sono sempre meglio di un calcio in culo o di due due brutti. Soprattutto se il due è di picche, il più brutto.
Comunque basta avere i denari e in qualche modo uno la partita la porta a casa. Magari uno si porta a casa qualche signorina. Ma le scopate con i denari non danno la stessa sodisfazione delle altre, nella vita.

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