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12 dicembre 2012

Nulla è scontato

Era un ragazzo scontato. Un ragazzo d'oro. Era un'occasione d'oro.
Usato garantito nel senso che garantiva di essere stato usato.
Era un ragazzo scontato, ma senza cambio merce. Soddisfatti o fregati.
Si sentiva scontato. Al 40% perché non ne era convinto.
In quel momento però avevano bisogno del suo aiuto, ma il suo aiuto non era come lui.
Il suo aiuto non sarebbe stato scontato. Il suo aiuto sarebbe stato carissimo.


13 novembre 2012

Un giorno fortunato

C'è sempre un ma. Così come nelle storie c'è sempre un eroe, ma non in questo caso.
Fortunato non era un eroe. Era il classico bullo che piaceva alle ragazzine, il prototipo del cattivo ragazzo.
Quello che tutte vogliono riportare sulla buona strada, ma la vita non è un film e nemmeno nei film raccontano quello che viene dopo.
Nessuno racconta mai di chi viene dopo. Non si racconta mai di chi non viene. E chi non viene non lo va di certo a raccontare in giro.
Proprio grazie a questo Fortunato aveva potuto mantenere la sua reputazione di sciupa femmine. Di ragazzaccio.
Un ragazzaccio prodigio, già giovanissimo era immischiato in mille faccende affaccendate. Faccende dalle mille facce, ma tutte scure. Era in grado di procurare qualsiasi cosa, a patto di non chiedergli da dove arrivasse.
Un enfant prodige della criminalità, tanto che non poteva sfuggire all'attenzione di Pistakyos. Tanto che decise di farne il suo delfino e vista la sua abilità di procurare ogni cosa, informazioni, persone, oggetti, gli fu dato il nome in codice: 892424
Quello che viene dopo è un Fortunato cresciuto, diventato un furfante comune che pertanto si vide soffiare il posto di enfant prodige da uno nuovo, un giovane, affamato, Carlito.
Subito dopo ci sono un paio d'anni di carcere, a causa di un tentato di furto in banca e relativa fuga poco fortunata, e un umile impiego al Comune, come uomo delle pulizie.
D'altronde aveva una certa esperienza nel ripulire persone e locali.
Kia e Legume entrarono in Comune.
Decisero, di comune accordo, che sarebbe stato Legume a chiedere di Fortunato anche perché Kia lo conosceva solo con il suo nome in codice.
Erano fortunati, era proprio il giorno di Fortunato, era di turno alle pulizie.
Andarono in fondo a destra e fortunatamente lo trovarono subito.
"Ciao Fortunato!" esordì Legume.
"Ciao 892424" disse Kia.
"Ciao mia cara 899!... E ciao anche a te mio caro... Hem... Hum... Chi sei?" rispose Fortunato.
"Come chi sono? Sono Legume, non ti ricordi di me?"
"No...."
"Al liceo! Ero quello che ti passava le versioni di latino..."
"Ah si! Che altrimenti ti picchiavo!!"
Legume tossi fragorosamente per coprire le parole di Fortunato e indicò Kia con un cenno del capo.
"... Capisco..." Fortunato si interruppe.
"Che fortuna trovarti qui!"
Fortunato gli tirò una sberla. Legume si era dimenticato di quanto Fortunato odiasse i giochi di parole con il suo nome.
"Se la chiami fortuna pulire i cessi..." rispose Fortunato come se non fosse successo niente.
"Devo dire che questa volta sei tu a capitare a fagiolo."
Fortunato gli tirò un'altra sberla, nemmeno quest'espressione di Legume gli era mai piaciuta.
In tutto questo Kia faticava a non ridere. Dovette immaginarsi svariati gattini spiaccicati sull'autostrada per non scoppiare una risata fragorosa.
"Dai dimmi cosa vuoi, ma guarda che non ho più il giro di una volta..."
"Una sola informazione... Dove si trova Pistakyos?"
Tutti improvvisamente si fecero seri e a Fortunato per poco non cadde lo scopettone.
"Perchè ti interessa? È un tizio pericoloso... E tu 899 non gli dici niente al tuo ragazzo?" Kia non rispose si limitò a fare spallucce e ad arrossire.
"È una storia lunga... Se verrai con noi e ci aiuterai te la spiegheremo e... " intervenne Legume, anche lui visibilmente arrossito.
"No, zero. Mi è già passata la voglia, come quando volevi spiegarmi a tutti i costi latino. In cinque anni se avessi voluto l'avrei studiato e capito ma non avevo sbatti. Lo stesso con Pistakyos. Si mi rode il culo come mi ha trattato e abbandonato, ma in tutti questi anni non ho mai avuto sbatti di fargliela pagare..." tagliò corto Fortunato.
"Allora dicci dove trovarlo!" Kia si inalberò.
"Siete pazzi! Ma volete saperlo veramente? Siete veramente intenzionati ad andare fino in fondo?"
"SI!" risposero all'unisono.
"Che carini! Rispondete pure in coro! C'è intesa vedo..."
Calò un silenzio imbarazzante.
"Comunque si trova nel retrobottega della Ghireria che c'è in centro."
Kia e Legume salutarono Fortunato e si diressero alla macchina.
Destinazione: la prima fermata della metropolitana.
L'auto di Kia era tutto fuorché ecologica e non poteva andare in centro, in più l'ecopass costava un sacco.



Nota dell'autore.
Era da un po' che non andavo avanti con la storia del Detective Legume, qualcuno di voi potrebbe non ricordarsi più dove era arrivata la storia. 
Quindi, per rinfrescarvi la memoria ecco i link per recuperare gli episodi precedenti:
Episodio 1 - "Tick Tock Goes the clock"
Episodio 2 - "Verso il capo"
Episodio 3 - "La Morte"
Episodio 4 - "In birra veritas"
Episodio 5 - "Dalla Cecenia con furore"
Episodio 6 - "Come non mai"
Episodio 7 - "Highway to hell"

5 novembre 2012

Rossopomodoro

Giorni noiosi in cui non si che fare. La noia che pervade tutto. Che pizza.
Meglio provare a fare qualcosa. Meglio farsi qualcuno ma non farsi da soli.
Farsi magari una pizza. Dopo quelle ricevute prepararne una, bella farcita.
Farcirla abbondantemente di motivazioni e sofistici discorsi.
Consegnarla, tirarla, bella calda. Di quelle pizze che bruciano per tanto tempo.
Una pizza che si ricorda, andata di traverso, indigesta.
Pizze appena sfornate dal forno.
Forni che sfornano sempre la stessa pizza, che noia. Che pizza!


29 ottobre 2012

Il buongiorno si vede dal mattino

Quella mattina si era svegliato ed era conscio del lavoro che avrebbe dovuto svolgere. Doveva fare un lavoro, un lavoro coi fiocchi.
Fiocchi d'avena per riempire lo stomaco e fare il pieno di energia.
Fiocchi d'avena in pratiche scatole. Scatole di fiocchi d'avena comprate in abbondanza per vincere i biglietti per un concerto di Cristina D'Avena.
Scatole stipate in credenze. Credenze stipate nella sua testa. Credenze come quella di parte di un ciccione vestito di rosso che lo avrebbe ricompensato se si fosse comportato bene.
False credenze per la cui smentita c'era ancora tempo, ora i problemi erano altri.
Fatto il pieno di energia, Martino prese lo zaino e andò a scuola a fare la verifica sulle addizioni.


25 ottobre 2012

Chi non si estingue si rivede

Pensavate mi fossi estinto?
Eh no belli! Una volta mi è bastata e avanzata.
Sono stato momentaneamente occupato... Tra le tante cose che sono successe, la più rilevante è che il vostro Dodo ormai è diventato dottore. Ormai i dodo incapaci di volare sono solo un ricordo.
Inoltre il Dodo è un po' come Barney Gumble dei Simpson. Il lui sobrio e poetico (memorabile il suo cortometraggio) è il me che scrive sul blog e lo tiene aggiornato. Ma a lui basta annusare dell'acool e torna il solito ubriacone, a me basta iniziare a giocare a giochi come Battlefield... Prima di servire aggiungente un pizzico di amici nerd che ti tira in mezzo a volontà e la frittata è fatta. Cotto e mangiato.
Addio vita sociale.
Siccome non ero abbastanza nerd mi sono lanciato nell'opera di lanciare un razzo con un gruppo di Super-Poli-Nerd... La cosa è di una serietà assoluta ed ha un programma di assoluto rispetto. A ben pensarci sia noi che un energy drink abbiamo un programma spaziale migliore di quello Italiano.
Questo è quanto, un avviso, un'intimidazione... Il Dodo è tornato!
Stay tuned.


29 agosto 2012

Lady Mermaid

Sirene che suonano e risuonano nella sera.
Sirene poco serene che gridano e sere che per qualcuno non sono più serene.
Una sirena danese che non è appoggiata su uno scoglio e che non è nemmeno Serena. Si chiamava Lea e non era nemmeno danese, era di Desenzano sul Garda.
Mentre Lea era sdraiata come una sirena sulle sponde del lago, pensava.
Non era serena. Nemmeno la giornata era serena, nuvoloni si addensavano all'orizzonte.
Lea non era calma e non lo era nemmeno l'acqua del lago.
Per calmarsi Lea si rilassò, fece dei respiri profondi, cercò di concentrarsi e si mise a meditare.
Cercava di aprire la sua porta interiore. Riuscì ad aprirla, proprio in fronte, con una calibro 9.
Le sirene stavano arrivando.


21 agosto 2012

Cerco l'estate tutto l'anno


Un viaggio programmato e atteso da tempo. All'improvviso eccolo qua.
Quattro monete diverse, cinque paesi e sei città, per un totale di circa 4000 Km.

31/07-03/08 Prima tappa: Praga
Proviamo a compiere metamorfosi, nemmeno fossimo Kafka, per cercare riparo dalle inculate. Inculate praghesi studiate a tavolino e servite al tavolo, da pranzo.
Per evitare inculate cerchiamo su internet informazioni sui locali e troviamo una lista di locali per inculare. Scopriamo gnoccatravel.com.
Troviamo riparo nel vicolo degli alchimisti, i nerd del medioevo.
Prima di andare via salutiamo Tycho Brahe, quanto meno per il culo che si è fatto.

03/08-05/08 Seconda tappa: Bratislava.
Terra di casermoni post comunisti e di sloVacche. E visto che di sloVacche si tratta decidiamo di consultare Gnocca Travel. Scopriamo che lo slovacco è di natura mansueta, ma guai a toccargli la sua sloVacca.
In geometria il centro è un punto. Mai definizione fu più azzeccata per un centro storico. Minuscolo, carino, risistemato di recente, ma minuscolo. Non ci stanno neppure tutte le ambasciate. Probabilmente una tra le ultime scelte per chi aspira a fare l'ambasciatore.
Per il resto: architettura sovietica imperat.

05/08-08/08 Terza tappa: Budapest.
Dopo aver cercato inutilmente di evitare di passare per Italiani ci rinunciamo. Iniziamo a comportarci da tamarri. «Minchia oh! Tamarri seri, zio! Figa.»
Dopo Bratislava e i suoi palazzoni eravamo vogliosi, assetati di scoprire Budapest.
Con la sagacia che ci ha accompagnato anche alle visite in collina ai castelli di Bratislava e Praga scegliamo la giornata più assolata in assoluto anche per il castello di Budapest. Eravamo assetati.
Beviamo birra perché, anche qui, costa meno dell'acqua.

08/08-10/08 Quarta tappa: Zagabria.
Con la media di un litro di birra al giorno pro capite arriviamo a Zagabria. Quanto meno qui la birra costa come l'acqua. Prezzi modici, per tutto. Proprio per tutto, come conferma anche Gnoccatravel. Scopriamo Pan Pek e che i croati non sono niente male a fare la pizza. Scopriamo che Zagabria è piccola, ma molto carina. Raramente sentiamo parlare in italiano. Finalmente.
Ci sediamo in un bar e tifiamo Dinamo Zagreb bevendo birra. All'acqua non basta pareggiare. Perde come gli avversari della Dinamo.
L'acqua ha il vantaggio di poter essere trasportata. A mezzanotte cerchiamo bottiglie da portare in treno, di notte. Un treno notte con le cuccette.

11/08-12/08 Quinta tappa: Spalato.
Parola d'ordine: cibo take away. 
Viette strette dense di baracchini di cibo: patatine, pollo, insalate, gelati, kebab. Tutto rigorosamente d'asporto, mordi e fuggi. Come la nostra visita, una notte sola. Vaghiamo per i dedali quando ad un certo punto si para davanti a noi, alto, maestoso, diroccato, con i panni stesi, il palazzo di Diocleziano. Ce lo gustiamo bevendo un mojito, "to go", rigorosamente. Una notte passata a vagare per i dedali e a prenotare il pullman per la tappa successiva.

12/08-20/08 Sesta tappa: Dubrovnik.
Se fino ad ora avevamo visitato i castelli, questa volta, nel castello, avevamo la casa. Dopo 4 ore di pullman e dopo aver attraversato la Bosnia Herzegovina arriviamo a Dubrovnik.
Una cittadina fatta a saliscendi e a scale, a tante scale, come tutte le città di mare in Croazia. 
Deve essere stato un croato a coniare il detto: "La vita è fatta a scale".
Sul fondo delle scale ci sono le spiagge e in cima alle scale c'è la meta delle nostre serate, il Revelin. 
A metà della scalinata c'è lo Stradun, il croato è un po' un milanese, e in una traversa la nostra casa.
Sotto casa c'è una pasticceria e noi siamo degli afficionados delle sue torte.
Purtroppo, mattina dopo mattina, fetta di torta dopo fetta di torta arriva il momento di ripartire.

Torniamo a casa, felici contenti e scottati. Chi più chi meno.


19 luglio 2012

Nel boschetto della mia fantasia

C'è un fottio di esseri mostruosi inventati da me.
Mostri che vi faranno accapponare la pelle e scappottare dalle sedie. Per paura o per divertimento. A voi la scelta.

Lupo mannaro al contrario: non è semplicemente un lupo che diventa uomo. È un uomo che vedendo un lupo pieno si trasforma in una luna. Si pensa che il primo lupo mannaro al contrario sia stato Neil Armstrong. Quei pochi passi sulla superficie lunare gli stono stati fatali. Quei pochi passi sono bastati alla Luna per attaccare questo tremendo morbo. Gli scienziati impiegarono diversi anni a capire quanto fosse successo, anche perché Armostrong aveva cercato in tutti i modi di tenerlo nascosto. Solo nel 1972 si capì la gravità della cosa e fu questo il vero motivo per cui la Nasa non tornò più sulla Luna. Ormai però era troppo tardi e la Luna aveva infettato altri astronauti e i lupi mannari al contrario iniziavano a diffondersi.

Il mostro sulla Laguna: vestito terribilmente male, capelli unti, occhiaie che oltrepassano gli zigomi. Sembra quasi un ingegnere in sessione d'esame. Un vero mostro. Si aggira di notte e di giorno per le città con la sua berlina smadonnando perchè non trova posto. Occhi aperti. lo potrete incontrare in ogni strada di ogni grande città a bordo della sua Renault Laguna.

Lincatopo: un uomo morso a sua volta da un altro lincatopo. Quando il licantopo vede una forma di formaggio piena, intera, si trasforma in un famelico topo da laboratorio per la sperimentazione di tinte. Si narra che il primo lincantopo sia stato il frutto di una maledizione lanciata da una strega, dai rossi capelli, contro alcuni biologi.

Svampira: è una bellissima vampira. Molto carina ma con la testa tra le nuvole. Sempre, trasformata in pipistrello o meno che sia. È difficile da scovare nonostante lasci dietro di se molti indizi della sua presenza. È, infatti, spesso indecisa su che mantello indossare e dopo averli provati tutti è già ora dell'alba e deve correre a chiudersi nella bara senza poter riordinare la camera. Qui però il suo essere svampita a volte le gioca un brutto scherzo. La cronaca pallida è piena di notizie tragiche in cui svampire, nel chiudersi frettolosamente nella bara, si dimenticano qualche spiraglio attraverso il quale la luce del giorno passa causandone la morte. Cosa che le ha portate vicino all'estinzione.

Ninotauro: parente stretto del Minotauro. È un incrocio tra un toro e Nino Frassica. Testa e gambe da toro. Canotta e accento da siculo. In alcune giornate può capitare di vederlo per le strade del Messinese. Oppure potreste udirlo, tra il frinire delle cicale, mentre recita i suoi soliloqui nonsense.


11 luglio 2012

Una mela è per sempre

Il mito della mela è una mezza verità. È una verità a metà.
Non bisogna cercare la metà che combacia, quella uguale. Bisogna cercare quella diversa che completa.
Potrebbe essere la persona più improbabile che ma si sarebbe potuta immaginare.
Si scoprirà di stare bene insieme. Di essere due metà diverse della stessa mela.
Eppure si è diversi come il giorno e la notte. Due facce della stessa mela.
Diversi come testa e croce. Due metà della stessa medaglia.
Qualcuno potrebbe iniziare con: "Me la dai?" Per poi proseguire la serata con la guancia rossa. Non importa.
Prima o poi tutti avranno completato la loro mela. Tutti si saranno completati.
Ecco la mela che toglie il medico di torno.


9 luglio 2012

Un post nella media

Aggirandoci in un quadrato di un km per lato troveremo in media altri 48 individui.
Siamo persone nella media, nasciamo nella media. In media nasciamo in 2,8 da una stessa madre.
Per quanto essere nella media faccia mediamente schifo.
Per quanto siate fuori dalla media. Ci sarà sempre una media pronta ad accogliervi a braccia aperte
I fuori classe non esistono, a meno che non stiano andando in presidenza. Sarebbe l'unico modo per essere fuori dalla classe delle medie.
Non ci si può fermare alla terza, media. Bisogna andare avanti fino a camminare sui gomiti. Ubriachi.
In media dopo la sesta media.
Gente che si vanta di essere nella classe delle medie, nella classe media. Persone abituate a mediare.
Persone abituate a fare i conti con le medie e con i conti. Persone che contano e che tutte sommate contano in media più delle altre.
La media parifica, equipara. La media è comunista.
I media no. I media esaltano e ti fanno vedere quello che vuole la media. In media due tette ogni 3 ore.
I media sanno quello che vogliamo in media. I media sono il nostro specchio. I media sono noi in media e noi siamo un po' noi stessi fermi alle medie. Fermi alle scuole medie a fare le medie. Fermi alle medie, quando le lettere non erano mischiate con i numeri.



4 luglio 2012

Highway to hell

Legume e Kia stavano fuggendo lontano a bordo della macchia di lei.
Era una cabriolet rossa, che ben si intonava con il colore dei capelli della bella lenticchia. Capelli che si adagiavano nel vento.
C'era però una cosa che, secondo Legume, non si intonava bene in tutta quella scena. Era la lenticchia al volante. Non che avesse qualcosa contro i fagioli o affini al volante, lui stesso era un legume e guidava. No, era più l'accoppiata donna e volante a non andargli a genio.
Kia cercò di spiegare quanto fosse successo poco prima, ma il rumore del vento copriva ogni sua parola. Cosa che la portò a gesticolare lasciando il volante. Cosa che porto Legume ad un'improvvisa voglia di fermarsi in un bar a prendere un caffè.
"Ci fermiamo a prendere un caffè? Sai, non ho fatto colazione per via del... Come dire?... Rapimento."
"Oh si certo, come vuoi." Rispose Kia
"Guarda c'è un posto lì che capita proprio a fagiolo." Legume intravedeva la fine di quel viaggio da incubo alla Final Destination 2.
"Cazzo c'è una Smart!" Inveì la lenticchia.
Il detective non si perse d'animo, quel viaggio doveva finire. Al più presto.
Fortunatamente trovarono subito un altro parcheggio. Questa volta senza trucco né inganno e nemmeno Smart.
Kia iniziò a fare manovra. A fare manovra. A fare manovra. A fare manovra... Legume alzò un sopracciglio...
"Che hai da guardare?"
"Niente..." Legume cercò di mentire, non ci riuscì.
"Guarda che se noi donne non siamo brave a parcheggiare è solo perché voi maschi ci mentite sempre su quanto siano venti centimetri!" 
"Ma guarda che né la macchina né il parcheggio sono lunghi venti centimetri..."
"Già, in proporzione dovrebbero essere lunghi venti metri."
"È qui che ti sbagli! Mentiremo pure sui centimetri, cosa che fa anche il parrucchiere, ma non sul metro. È la lunghezza di una barra di platino iridio, non della nostra barra. Certo, a meno di non essere il curatore del Museo dei Pesi e delle Misure di Parigi." Disse saccentemente Legume convinto di aver portato a casa questo duello verbale.
"È che poi noi donne ci facciamo ingannare dalle proporzioni."
"Voi ci prendete troppo alla lettera, dovreste prenderci al metro."
"Di solito vi prendo al chilo."
Legume si zittì, un po' perché era stato sconfitto e non sapeva come controbattere e un po' perché doveva trattenere il respiro per tirare in dietro la sua pancia.
Finalmente seduti davanti ad una tazza di caffè Kia raccontò. Raccontò di come in principio fosse stata ingaggiata da un certo Pistakyos per ucciderlo, di come era solita lavorare in coppia con Cecio e della cotta che si era preso per lei.
Legume ascoltò quelle parole restando impassibile, gelido, come messo in ammollo nell'acqua.
La rossa lenticchia raccontò anche di come La Morte fosse un cognome inventato, sul finire del primo incontro con Legume. Incontro che le era bastata per innamorarsene.
Legume cercò di fare il sostenuto ma si vede che faceva meno fatica a stare seduto correttamente. In quel momento fu come se un enorme masso, pesantissimo, si fosse levato da sopra il suo cuore, rendendolo più leggero.
Decisero insieme di cercare questo Pistakyos. Kia suggerì di andare da un suo amico, quello che faceva da tramite tra lei e il mandate. L'unico a sapere dove si trovasse Pistakyos.
Questo tizio lavorava in municipio e dalla sua descrizione Legume si accorse di conoscerlo.
Avevano un amico in comune, in tutti i sensi.
Tornarono alla macchina.
"Guido io, conosco una scorciatoia per il comune." Bluffò Legume.
"Va bene." Il bluff aveva funzionato, Legume era più tranquillo. 
Ma non era il solo, anche la macchina era più tranquilla.



1 luglio 2012

Leggere tra le righe

Per le strade ci sono baustelle per rifare le righe. Intanto noi vaghiamo in cerca delle righe giuste per parcheggiare. Delle righe blu fino alle 19.30.
Usciamo un po' dalle righe. Non siamo mai stati delle persone a cui piaceva stare in riga. Preferiamo le curve, sono più divertenti. Preferisco le tue curve, sono mozzafiato.
Usciamo dal locale e per camminare ci affidiamo alle righe della strada. Ci appoggiamo alle ringhiere e da un locale si sentono i Righeira.
Su i Navigli c'è gente che le righe se le fa e poi dice ai figli di rigare dritto. Come loro, ma in un altro senso. Contromano. Contro natura come la felicità artificiale.
Noi ritorniamo alle nostre righe blu e stiamo attenti a non farci beccare dai loro lampeggianti blu.
Io mi sento un po' un romantico a Milano.


24 giugno 2012

L'erba della vicina è sempre più verde

Tutti interessati all'erba del vicino che è sempre più verde. E a volte anche più buona.
Ci si preoccupa sempre di curare e rendere il proprio pratino sempre più verde di quello del vicino. Mentre è il pratino della vicina ad essere sempre il più rasato e bramato.
Ultimamente, invece, è il praticello del vicino polacco a destare il maggior interesse.
Il pratino del vicino e non il pratino della vicina. Vicina polacca o meno, poco importa. Quello che importa è il suo pratino.


18 giugno 2012

Non è un mio problema

Non è colpa dei furbi se hanno successo. Il problema è che ci sono troppi ingenui, tanti fessi.
I furbi sono il gradino successivo dell'evoluzione e il loro segno distintivo è la paraculaggine. Per qualsiasi cosa loro hanno una scusa, è genetica, c'è poco da fare.
La paraculaggine si è rivelata essere una forma di protezione molto efficace. Infatti, gli individui che ne fanno uso spesso manifestano evidenti carenze dal punto di vista fisico o intellettuale.
Non li coglierete mai in fallo. Anzi, il fallo saranno sempre pronti a rifilarvelo, a infilarvelo, proprio lì.
Se al mattino vi svegliate, vi contate le palle e ne contate due in più del normale, correte. Non siete dei paraculo e avete il nemico alle spalle.


13 giugno 2012

Il seno di Poi

Ho deciso di scrivere un post sul seno. No, avete capito male, il pc è appoggiato, come sempre, sulla scrivania. E comunque, io il seno non ce l'ho.
Ho deciso di scrivere un post sul seno, dicevamo. No, niente di matematico, o per lo meno non credo, non so mai dove andranno a parare i miei post quando li scrivo, o che piega prenderanno. Di sicuro sarà una piega tondeggiante, come un seno.
Ho deciso di scrivere un post sul seno perché è sempre un ottimo argomento.
Di solito è un argomento che varia tra zero e uno. Ok, avete ragione, vi ho fregati, è arrivata la matematica e voi proprio non la reggete.
Ci sono seni che non si reggono per i quali ci vorrebbe un reggiseno che non esiste.
Ci sono seni per cui il reggiseno è di troppo, che ci offriremmo di reggerli, di portarli e trasportarli con le mani. Siamo sempre stati dei sostenitori della moda prêt-à-porter.
Non piace la funzione seno ma piace la funzione del seno, antistress.
Eppure c'è gente che per il seno ha perso il senno.


10 giugno 2012

Dimmi cosa mangi e ti dirò cosa pensi

È arrivato il momento, siete tu e lei uno difronte all'altro. Solo voi due, a separarvi solo un menù.
Innanzi tutto siete fuori a cena, avete accettato di uscire e si presuppone vogliate mangiare quindi per quella sera non ci dovrà essere dieta che tenga. Nel caso voi abbiate invitato l'altra persona e siate voi ad essere a dieta... Beh, non voglio nemmeno pensare che possiate essere così stupidi.
Attenzione a quello che ordinate, potrebbe parlare al posto vostro.
Mai e dico MAI ordinare un'insalatina. È risaputo che chi spelucca a tavola spelucca anche a letto.
Evitate anche piatti semplici come una banale pasta al pomodoro o una caprese. Il messaggio che lancereste sarebbe del tipo:"Sono così incapace che a casa da solo non so nemmeno mettere insieme della mozzarella e qualche pomodoro."
Attenti a quello che ordina la persona che vi sta davanti. Se dovesse ordinare una pizza tonno e cipolla, mi dispiace ma non credo la serata finirà come avevate pronosticato.


3 giugno 2012

Nobody expects earthquakes

Un altro terremoto, inaspettato. Inaspettato come l'inquisizione spagnola.
Un altro terremoto, è il modo che ha la Terra di dirci che è viva. Un po' come un San Bernardo che ti salta addosso quando torni a casa. Non sempre fa piacere. Sappiamo che ci sei, che vivi, non c'è bisogno di farcelo sapere sempre.
Un altro terremoto e io non l'ho sentito, un'altra volta. È un chiaro segnale da parte della "Selezione Naturale".
In natura sopravvive solo il più forte o chi scappa dal più forte e io non posso essere più forte di un terremoto, ma nemmeno mi accorgo della presenza del più forte.
Ebbene io accetto la sfida cara "Selezione Naturale", mi creo un sismografo casalingo. Prendo una penna, sufficientemente pesante e l'appendo per mezzo di un elastico alla mensola. Siccome faccio le cose per bene segno anche a matita delle tacche come riferimento.
Rimarrebbe comunque il piano B, passare la vita svincolato da terra, in volo. Cazzo sto studiando a fare, perché non ci ho pensato prima?
La mia arma sarà il rifornimento in volo. Il rifornimento in volo e delle ridondanze per diminuire la manutenzione a terra. Le mie due armi saranno il rifornimento in volo, delle ridondanze per diminuire la manutenzione a terra e un aeroporto costruito nel nulla. Le mie tre armi saranno il rifornimento in volo, delle ridondanze per diminuire la manutenzione a terra, un aeroporto costruito nel nulla e una completa devozione agli smorzatori. Le mie quattro armi saranno.... Rifacciamo.


2 giugno 2012

Come non mai

Cecio e Legume si guardavano nelle palle degli occhi, imbarazzati quasi di più che non guardandosi le palle, in attesa della Morte.
Passarono diversi minuti ma tutti uguali tra loro, tutti noiosamente uguali. Due palle enormi, due palle che nessuno aveva visto all'altro. Erano tutte palle, in realtà Cecio con la coda dell'occhio stava guardando senza che Legume se ne accorgesse.
Ad un certo punto, arrivò La Morte.
"Scusate il ritardo, ma avevo perso il treno. E poi, citando Legume, io capito sempre a fagiolo" disse la rossa. Legume si sentiva violato, d'accordo che era una bellissima frase ad effetto, ottima per l'ingresso in scena, ma era la sua frase ad effetto.
"Ma come diamine hai fatto a perderlo? Un treno è grandissimo" rispose Cecio.
Legume si sarebbe messo una mano sulla faccia se solo avesse potuto. Si riprese subito però, non appena sentì Cecio parlare a Kia.
"Ben tornata agente 899"
"Grazie Cec..."
"Ah ma quindi tu..." interruppe Legume.
"Ma era ovvio Legume non l'avevi capito?" replicò il ceceno.
"No scusate, io cosa?"
Nessuno prestò attenzione alle parole di Kia
"Tu menti..." disse Legume rivolgendosi a Cecio.
"Perché non lo chiedi a lei..."
"Chiedermi cosa?"
Ancora nessuno rispose alla ragazza che stava iniziando a spazientirsi.
"Ma... allora è come sembra..." il detective rimase ammutolito
"Aspetta Legume posso spiega..."
"Ahahahahaha È esattamente come sembra" la interruppe Cecio.
"È tutto cambiato, ora..."
"Zitta, non mi parlare" anche Legume la interruppe facendola solo irritare all'inverosimile.
"Legume io ti..."
"...Ho fregato" completò la frase il mezzo cieco.
"No cazzo! Mi avete stufato!"
Incazzata come non mai, tirò la borsa, pesante come non mai, in testa a Cecio che provò un dolore come non mai. Mai nella sua avita aveva ricevuto una tranvata del genere, un colpo preciso, alla base della nuca. Cecio cadde a terra svenuto.
Kia rimase sorpresa della sua stessa violenza e vide Legume ancor più sorpreso. Gli si avvicinò, gli raccolse la mandibola che dallo stupore era caduta per terra e lo slegò.
"Non c'è tempo per le spiegazioni, ti spiego quando saremo lontani da qua, al sicuro."
Legume, ancora sotto shock, non osò controbattere. Si mise ad aiutare la sua liberatrice alle prese con il corpo di Cecio.
Lo legarono e lo appesero ad un gancio sulla parete, dopodiché se ne andarono.
Cecio riprese conoscenza e subito capì quel che era successo. L'avevano fregato ed erano scappati, insieme. Lui, invece, era appeso al muro, a quello che era diventato il muro del pianto, del suo pianto.
Pianse come non mai.


25 maggio 2012

Uno alla Volta

C'era un A. Volta.
Era un tipo piuttosto schivo, schivava i pugni che era una bellezza, come lui non ce n'erano più in giro, un ragazzo di una volta. Per fortuna, perché era brutto come il peccato. Non che sia un peccato essere brutti ma per Abotte era davvero un peccato essere brutto, soprattutto con un nome del genere. Un nome che veniva tramandato di generazione in generazione, di Volta in Volta.
Siccome i genitori non erano stati abbastanza perfidi ci si era messa anche Madre Natura, donandogli un grazioso girovita che lo faceva sembrare una botte.
Tutto questo accanimento l'aveva preso sul personale. Tanto che Dio non era mai arrivato in casa sua, nemmeno in formato Ronnie James.
Passava tutto il giorno sotto le volte dei portici anche se avrebbe preferito starsene sotto quella gran bella Volta di sua cugina. Era solito scolarsi botti e botti di vino, litri di alcool che tutti in una volta finivano tutti dentro ad un Volta. Da ubriaco gli riusciva difficile arrivare a casa sua e anche quando ci arrivava non riusciva a centrare la serratura con la sua chiave di casa, la chiave di Volta.
Finiva per passarci pure la notte sotto i portici.
Era solito fare a botte, d'altronde era nel suo nome e nel suo fisico con quel baricentro basso. Menava tutti, uno alla volta finivano tutti sotto a Volta che li finiva alla Volta, con un gancio destro. Lui che era di sinistra.
Tutto questo finché un bel giorno, il sole splendeva, in cielo nemmeno una nuvola, era proprio un bel giorno, qualcuno decise di mettere sotto Volta una buona volta. Quel qualcuno erano cinque qualcuno che avrebbero potuto benissimo valere come 10 qualcun'altro.
Quella volta, Volta fu finito senza essere fatto. Chi è fatto e finito almeno è fatto e ha il privilegio di non sentire dolore, ma non questo Volta.
Era un bel giorno, ma non per questo Volta.

22 maggio 2012

Shopping? È una minaccia?

Ogni estate, periodo di saldi, di svendite o semplicemente durante il tempo libero a centinaia vengono trascinati a fare shopping e poi abbandonati. Uomini, ragazzi, mariti, trascinati a girare per negozi.
Alle prese con decine di sistemi di taglie diversi tra i quali le donne si districano in maniera impeccabile, con conti che nemmeno un ingegnere saprebbe fare. Colori che noi maschi non conosciamo e nemmeno abbiamo mai sentito in vita nostra., nonostante la nostra pelle si tinga di tutti i colori esistenti quando ci fate passare dal vostro reparto intimo.
Il sesso forte non è abbastanza forte per sopportare tutto questo e i suoi rappresentanti li si possono trovare fuori dai negozi ad aspettare la controparte, oppure, caso ancora più comune, ad aspettare fuori dai camerini.
Fuori dai camerini è presente la maggior concentrazione di uomini in attesa.
Spesso hanno perfino il tempo di socializzare gli uni con gli altri. Un processo che inizia con sguardi di sofferenza, prosegue con cenni sconsolati del capo e termina con la frase: "Sono tutte uguali quando si tratta di comprare".
Tutto questo reggendo una borsa, nel caso più fortunato, ma possono essergli affidati anche ombrelli, giacche, cappelli, sciarpe, svariati bambini e altre cose.
Ogni tanto la fanciulla esce per controllare come procede la situazione, la sua...

"Come mi sta?"
"Bene..."
"Hai detto la stessa cosa degli altri cinque vestiti che ho provato. Allora dimmi, preferisci questo blue navy o quello grigio melange?"
"Quello nero."
"Quale? Non ce n'è uno nero."
"Ma si dai, quello lì, quello scuro..."
"È blue navy non nero! Mi dici così solo perché vuoi andare a casa..."
"Ma no, non è vero..."
"Vabbeh..."

Per noi state bene comunque, con qualsiasi cosa indossiate (e se non indossate niente è anche meglio, ma questa è un'altra storia). Davvero. Però anche andare a casa non ci dispiacerebbe.
Quindi se trovate un uomo che pur di passare del tempo con voi è felice di portarvi a fare compere sposatevelo!


20 maggio 2012

Figa che potenza!

Consideriamo l'assioma:

"Tira più un pelo di figa che un carro di buoi"


Un bue è in grado di sprigionare una potenza pari a circa quella di dieci uomini e dal momento che un uomo, nel caso di sforzo prolungato (la stessa tipologia di sforzo richiesta al bue), è in grado di produrre 500W possiamo quindi ricavare la potenza di un singolo bue ( Pb ) come:

Pb = 500W*10 = 5000W = 5kW

Considerando un carro come composto da due buoi (quindi #buoi = 2), possiamo ricavare la potenza generata dal carro (Pc) come:

Pc = #buoi*Pb = 2*5kW = 10kW

Possiamo dedurne che questa è anche la potenza minima che un pelo di figa è in grado di sprigionare.
Al lettore più attento sarà balzato all'occhio come in realtà la potenza del carro trovata non sia esattamente la potenza utile del carro ma bensì la potenza sprigionata dai soli buoi. A rigore da questa potenza andrebbe sottratta la potenza necessaria a spostare anche il carro vero e proprio e l'eventuale carico presente sul carro.
Pur ponendoci nell'ipotesi di carro senza carico la diminuzione di potenza che ne deriverebbe può essere tutt'altro che trascurabile. Questo perché le forze che generano questa perdita di potenza possono essere anche dell'ordine di 2 o 3 volte il peso.
Una buona stima di questa potenza perduta può aggirarsi intorno ai 2kW, considereremo quindi una potenza di utile pari a 8kW.
Questa potenza, grazie all'assioma iniziale, risulta dunque essere la potenza minima ottenibile da un pelo di figa.
Quindi:

Ppelo = 8kW

Da qui possiamo pensare di ricavare la potenza complessiva di una vagina.
Approssimando la zona pilifera di una vagina come un triangolo di base 15cm e altezza 10cm otteniamo un'area pari a:

A = (b*h)/2 = (10cm*15cm)/2 = 75cm^2

Se stimiamo la densità di peli (d) pari a 100peli/cm^2 possiamo ricavare il numero totale medio di peli su una vagina facendo:

#peli = A*d = 75cm^2*100peli/cm^2 = 7500 peli

Possiamo ricavare la potenza totale di una vagina come:

Pvagina = #peli*Ppelo = 8kW*7500peli = 60000kW = 60MW

Si ricorda come questo valore sia stato ricavato sotto l'ipotesi di zona pilifera triangolare in altri casi l'area può essere approssimata come un rettangolo o con altre figure geometriche, mentre in casi più complicati si dovrà ricorrere all'integrale dell'area.

Per apprezzare il risultato si pensi come una centrale per il solare termico che fornisce energia a 20000 abitanti generi 20MW, un terzo della potenza generata da una figa.
Questo ci porta a considerare la vagina come un'importante fonte di energia in quanto la già ragguardevole potenza di 60MW risulta essere la minima potenza che è in grado di generare. Questo perchè il pelo di figa tira di più (e non come) un carro di buoi.


15 maggio 2012

D come donnola

Dici donna dici danno.
Qualcuno, in penuria di peluria, spera anche che la diano.
Le donne danno, a tutti.
Si danno, a volte troppo, anche a chi non se lo merita.
A furia di darsi e di darla finiscono per svalutarsi.
Finiscono per deflazionarsi e per valere meno.
Donne che non valgono poi molto, donnine, donnole.
Vanno a caccia, spesso di notte. Cacciano nel buio, alla ricerca di uccelli ma spesso quello che trovano sono ratti.
Altre, invece, sperano di trovare rospi da trasformare in principi. Nei peggiori bar di Caracas.



9 maggio 2012

Dalla Cecenia con furore

Era stata una notte senza luna. Si doveva esser passati direttamente da mezzanotte alle due, o almeno questo era ciò che Legume riusciva a ricordare.
Ricordava anche di essere uscito da un locale con una rossa e di essere uscito di testa a causa di altre rosse e svariate bionde scolate a stomaco quasi vuoto.
"Se non ricordo male, con la prima rossa, quella in carne e ossa con la quale siamo usciti siamo anche entrati a casa mia... E io sono entrato in lei e poi mi sono addormentato nel letto come un ghiro. O forse era il contrario? Prima mi sono addormentato e il mio ingresso trionfale l'ho solo sognato." pensò tra se ed il suo amico immaginario.
Decise immediatamente che era successo veramente e l'amico immaginario di certo non obiettò, anzi, mentalmente si diedero il cinque.
Ormai doveva essersi fatto tardi e per di più iniziavano a fargli male le corde che lo tenevano legato alla sedia.
"...Cazzo. Corde? Sedie? Dove diamine sono finito!?"
Qualcuno si accorse che Legume si stava svegliando.
"Oh, ma ben svegliato Detective Legume la stavamo giusto aspettando. Lei capita proprio a proposito"
La voce aveva uno strano accento, a orecchio sembrava Russo.
"Io non capito a proposito, io capito a fagiolo. E comunque, chi cazzo ha parlato?"
"Sono stato io, mi presento. Mi chiamo Cecio."
Cecio era un cecio. Nato da madre ceca e padre ceceno nacque per l'appunto in Cecenia. Purtroppo fin dalla nascita era cieco da un occhio, cosa che lo costrinse fin da piccolo a portare una benda. La cosa non gli procurò pochi problemi, i bambini sanno essere inconsapevolmente cattivi a causa della loro sincerità e un bambino con la benda non è visto di buon occhio dai suoi compagni di merenda. Per tutta risposta iniziò a non vedere di buon occhio quelle persone che si credevano perfettine e tanto sicure di sé. Fino al giorno in cui a bordo della sua macchina, casualmente, non vide con l'occhio buono l'ormai diventato grande bambino che aveva iniziato a prenderlo in giro alle elementari. Lo tirò sotto e lo uccise.
La sensazione che provò gli piacque e così decise di dedicarsi a vita alla morte, degli altri.
"Che ne hai fatto di Kia?"
"Chi mi sarei fatto?" cecio ancora non parlava bene la lingua di Legume. Gli era rimasto l'accento, anche nell'orecchio.
"Te la sei fatta?... Ma io ti ammazzo..."
"Hey, calma. Qui quello che ammazza sono io. E comunque, di chi stai parlando?"
"Di Kia. Di Kia La Morte" silenzio.
"Insomma l'hai vista o no?"
"Chi?"
"La Morte?"
"L'ho vista migliaia di volte io ci lavoro con la morte"
"Come? È una tua complice?"
"Chi?"
"La Morte!"
"La morte è il mio strumento. Io ammazzo quelli come te."
Legume iniziò a preoccuparsi, per sé stesso, per la sua vita e per la sua Morte, la sua Kia La Morte.
Tuttavia c'era qualcosa che a Legume non quadrava , ma non ci fece caso più di tanto. D'altronde non si erano mai visti né un legume né un cecio quadrati.
Quello che non potevano sapere era che la morte, con o senza maiuscole, era dietro l'angolo e li avrebbe raggiunti da un momento all'altro.

Foto di Watchsmart, Flickr.com

Indice dei precedenti capitoli delle avventure del Detective Legume:

  1. Tick Tock Goes the clock
  2. Verso il Capo
  3. La Morte
  4. In birra veritas

8 maggio 2012

Preghiera dell'ingegnere

«Questa è la mia calcolatrice. Ce ne sono tante come lei, ma questo è la mia. La mia calcolatrice è la mia migliore amica, è la mia vita. Io debbo dominarla come domino le mie equazioni. Senza di me la mia calcolatrice non è niente; senza la mia calcolatrice io sono niente. Debbo saper usare le matrici, debbo fare calcoli meglio del mio professore che cerca di bocciare me, debbo rispondere io prima che lui risponda a me e lo farò. Al cospetto di Gauss giuro su questo credo. La mia calcolatrice e me stesso siamo i difensori dei numeri complessi, siamo i dominatori delle iperstatiche, siamo i salvatori del nostro esame e così sia, finché non ci sarà più un esame ma solo pace, Amen.»



5 maggio 2012

Cenere alla cenere

Cenere siamo e cenere torneremo, prima o poi.
Qualcuno prima del tempo, prima del tempo delle mele, nel tempo dei miti e delle leggende, lasciando un'impronta indelebile nei secoli, ricoperti di cenere dura come sassi.
Cenere di vulcano che esplode e poi ricade.
Era un mercoledì, il mercoledì delle ceneri. Delle ceneri che non si posarono nel posa cenere.
Come invece fa Cenerentola che scenera la sigaretta nel posa cenere. Dopo che la passione che bruciava dentro al Principe l'ha incenerita.
Tabagisti di larghe vedute che vedono il mondo intero come posacenere. Barbari che semino mozziconi in giro sperando nascano alberi di Marlboro e Philip Morris.
Barbari che diedero alla cenere quel che era di Cesare.
Cenere, ciò che resta di Roma dopo Nerone. Un grande cielo nero, color nero fumo di Roma. Altro che il fumo di Londra, semplicemente grigio.
Grigio come il fumo che esce dalle bocche di certi ragazzetti. Ragazzeti che sono tutto fumo e niente arrosto. Tanto fumo e niente arrosto, solo cenere. Cenere di pollo, arrosto.
Siamo tutti un po' polli e tutti, dopo il nostro fumo, torneremo cenere.


3 maggio 2012

Acqua Marina

Arriva il marino ma io preferisco quando arriva Marina.
Marina arriva di corsa, l'accorrente Marina.
Arriva, devastante come una corrente d'acqua, con la sua corrente di pensieri.
Una corrente Marina.
Marina va per la sua corrente che non è sempre la stessa dell'acqua.
Marina è rossa capelli dai riflessi anche più chiari, color salmone. Infatti Marina è una salmona, una piccola salmona, una salmonella.  Una salmonella che infetta, come lei è stata infettata, non sapeva da quando probabilmente da sempre. Quell'idea che infettava la sua testa, quell'idea di seguire la propria corrente andando controcorrente.
Decise di non badare alla sua corrente di pensieri e tirare avanti, come sempre, controcorrente.
D'altronde lei e i suoi, i salmoni, vanno controcorrente da prima che fosse mainstream.
Proseguì cantando un motivetto che conosceva bene:
«Io sò salmone e nun me 'mporta niente. A me me piace annà controcorente.»



30 aprile 2012

Diricawl

«Il Diricawl è originario delle Mauritius. Uccello grassoccio, dalle piume vaporose, incapace di volare, il Dricawl è notevole per il suo modo di sfuggire ai pericoli. Può scomparire in uno sbuffo di piume e riapparire da un'altra parte (anche la Fenice ha questa capacità). Fatto interessante, un tempo i Babbani erano perfettamente consapevoli dell'esistenza del Dericawl, anche se lo conoscevano con il nome di "Dodo". Non sapendo che il Dircawl può sparire a suo piacere, i Babbani sono convinti di aver dato la caccia alla specie fino a provocarne l'estinzione. Poiché questo fatto sembra aver aumentato la consapevolezza babbana dei pericoli di compiere una strage indiscriminata delle creature amiche, la Confederazione Internazionale dei Maghi non ha mai ritenuto opportuno rendere noto ai Babbani che il Dericawl esiste ancora.»
("Gli animai fantastici: dove trovarli", Newt Scamandro)


26 aprile 2012

In birra veritas

Era il solito tram tram e per la precisione era il tram numero 33.
Legume era seduto sul tram e rifletteva, il suo volto nel vetro. Rifletteva su quanto fosse stato stupido nel non dare a Kia il suo biglietto da visita. Era stato proprio un baccello.
Era così assorto nei suoi pensieri che stava per perdere la sua fermata. Scese comunque come al solito all'incrocio tra via Gesù e via Pilato.
Dopo aver percorso il solito tratto a piedi arrivò finalmente al solito bar, il Bar Attolo.
Arrivato al bancone ordinò il solito. Succo fermentato di malto e luppolo, birra. Non appena prese in mano la rossa vide un'altra rossa, anche lei appoggiata la bancone, sola, abbandonata. Se la bevve.
Ad un certo punto alle sue spalle sentì: "Hey ma sei tu!Ciao!"
Questa era la rossa che voleva ma che non si aspettava. Per qualche strana congiunzione astrale, probabilmente i pianeti si erano tutti allineati perfettamente in quell'istante, era proprio lei, La Morte.
"Oh, ciao!... Hem... Sono sorpreso." rispose Legume palesemente impreparato e imbarazzato.
"Beh direi che è il caso di festeggiare. Non trovi?"
"Si, potremmo festeggiare con una bionda. La rossa me la sono già fatta."
Kia guardò Legume interdetta, non sapeva cosa fare e rispondere. Poi decise, gli diede uno schiaffo.
"Aia!... Ma io intendevo la birra!" si giustificò lui, anche in maniera un po' risentita.
"Oh scusami... Sono proprio scema." ridacchiò.
Ma lui l'aveva già perdonata.
Bevvero una, due, tre... svariate birre e uscirono a fare quattro passi. Ridevano.
Invece di farne quattro la loro andatura barcollante e ridacchiante li costrinse a farne almeno il triplo.
In uno sprazzo di lucidità Legume decise di provarci e di giocarsi il tutto per tutto.
"Senti... Siamo a quattro passi da casa mia e siamo conciati veramente male, che ne dici di salire? Ci riprendiamo e quando saremo più sani ti riporterò a casa."
Da quando erano usciti dal Bar Attolo lei non aveva smesso di ridere ma in quel momento lui decise di interpretare quella risata e le oscillazioni del capo di lei come un si.
La casa era letteralmente a quattro passi e ci arrivano pure in quattro passi, alla volta, gattonando.
Dopo svariati tentativi Legume riuscì a infilare la chiave nella serratura e una volta aperta la porta andarono in camera, rimbalzando contro le pareti del corridoio come palline di un flipper, e si adagiarono nel letto.


24 aprile 2012

Darwin contro Murphy

Darwin non aveva fatto i conti con Murphy.
Il problema di origine murphyana ha impiegato un po' a rivelarsi e manifestarsi, ma è arrivato.
Questo errore ha portato all'esistenza e, cosa ancor più grave, alla proliferazione di persone inadatte alla vita. O meglio, persone incapaci a vivere.
Probabilmente la causa di questa proliferazione, infestazione è da attribuirsi al perbenismo e alla pena che suscitano questi individui inadatti a vivere.
Causa che impediscono la dipartita e il soccombere, teorizzato da Darwin, al quale dovrebbero andare in contro.
Ma vediamo ora come individuarli.
Come suggerisce il nome scientifico Homo Inhabilis questi individui si evidenziano per il non centrare assolutamente nulla con l'ambiente circostante.
Particolare menzione merita l'abbigliamento. Prendete un clima a vostra scelta, individuate l'abbigliamento che sia il più inadatto possibile e avrete trovato l'abbigliamento che potrebbe avere  Homo Inhabilis .
Il condizionale è dovuto al fatto che questi individui sono particolarmente fantasiosi e pieni di inventiva e spesso potranno avere combinazioni di abiti che voi mai e poi avreste potuto immaginare.
Come ci mostra questo fatto e aiutati dall'esperienza si può notare come questa specie non brilli certo per eccellenza. Ammesso che brilli per qualcosa, di positivo si intende.
Non è raro, infatti, osservare esemplari di Homo Inhabilis aggirarsi spaesati per le grandi città chiedendosi cosa ci facciano in quel posto. Domanda che spesso si pongono anche gli scienziati che li studiano. Questo perchè sono incapaci di leggere e trarre informazioni a loro utili da qualsiasi cartello o indicazione. Non sono solo sensibili al cambiamento di habitat ma sono anche sensibili a lievi cambiamenti (ad esempio una deviazione causa lavori in corso) nel loro stesso habitat.
Questo è anche da ricondursi alla loro scarsa percezione dello spazio ed in particolare allo spazio che occupa il loro corpo. Infatti, sono spesso portati a sottovalutare la loro fisicità e le loro dimensioni, cosa che porta gli esemplari di Homo Inhabilis a indossare capi decisamente inadatti sia dal punto di vista dello scopo, come visto precedentemente, ma anche come dimensioni e taglie. Un'altro effetto di questa assenza di percezione spaziale da parte dell'Homo Inhabilis è l'intralcio al traffico che può causare quando è alla guida, quando camminano per strada con andature incerte o quando sosta davanti alle porte dei mezzi pubblici ostruendole.
In questo modo generano delle anomalie (ad esempio code se si tratta di traffico) che possono essere usate dagli scienziati per individuare tra la folla gli esemplari di Homo Inhabilis.


20 aprile 2012

Ho qualcosa nella scarpa...

È inutile che vi lamentate dei giovani d'oggi perché sono maleducati, non hanno rispetto e sono ignoranti. Perchè la colpa è solo vostra, che non siete stati capaci di educarli a dovere. Troppo comodo e inutile dare la colpa alla televisione a internet e ai videogiochi. Perchè, sapete, sono tutte cose gestite dai voi "adulti" così come sono adulti quelli che vendono le sigarette e gli alcoolici ai 13enni.
Basta lamentarsi delle tasse. Siamo nella merda, tutti, e se non si pagano queste tasse sarà solo peggio. Avete presente la Grecia e l'Argentina? Ecco. Falliremo, perchè uno stato ormai è un'azienda e se fallisce tutti a casa. Solo che la nostra casa sarà lo stato fallito e quindi buonanotte ai suonatori. Anzi nemmeno, perchè non staranno come a suonare intanto che la barca affonda come sul Titanic, ma prenderanno la prima scialuppa, sotto forma di jet privato, e se ne andranno. 
I soldi da qualche parte vanno trovati.
Si prendono i soldi dalle persone comuni, non hanno molto ma sono in tanti.
Non vi sta bene? Allora muovete il culo prendete i forconi, i fucili e marciate su Roma e mandateli a casa a calci in culo. Altrimenti quelli non se ne vanno, non gli fanno paura i vostri link di Facebook o tweet di Twitter in cui vi lamentate della crisi dai vostri smartphone e tablet.
Non state li belli seduti a lamentarvi guardando Ballarò, Presa diretta e programmi simili.
Non fate della sterile anti-politica, che poi, come si faccia a fare anti-politica avendo un partito io devo ancora capirlo.
Già che ci siamo, fatemi capire un'altra cosa.
Se passo il tempo a guardare le partite di calcio sono un caprone ignorante mentre se come tutti osanno gente come Beppe Grillo sono un figo, giusto?

...erano sassolini. Ora che li ho tolti va molto meglio.


17 aprile 2012

Fidarsi è bene

Non fidarsi è meglio.
Ci sono persone, come i mimi, di cui non ci si può fidare.Persone che non sono di parola.
Ci si può fidare di Fido, il migliore amico dell'uomo. Ma anche del proprio migliore amico in generale.
Del proprio migliore amico non ci si può solo fidare, a lui ci si può affidare.
Di Fido c'è da fidarsi ma non di tutti i fidi. Dei fidi delle banche non c'è da fidarsi.
Se non ci si fida spesso ci si sfida.
Sfidarsi è peggio.


14 aprile 2012

La Morte

Legume era stato a mollo nell'acqua per un po' e ora era pronto per essere cotto, al sole, sulla spiaggia di Città del Capo. Si era immerso, oltre che nell'acqua, nei suoi pensieri.
Pensava a tutti i casini che gli erano successi, al Capo e a come fosse stato permissivo nel concedergli quella vacanza.
Pensò anche che per non ustionarselo, il capo, doveva mettersi all'ombra o mettersi il cappellino.
Visto che il cappellino era un imbarazzante cappellino con visiera di un imbarazzante rosso che recava la scritta "13° raduno contro i pesticidi" decise di optare per l'ombra dell'ombrellone.
Giustificò la scelta ripetendosi che era inutile mettere il cappellino senza la maglietta di quel raduno. Maglietta con la scritta:"Contro i pesticidi, armi di distruzione di massa. Lasciateli vivere, anche gli insetti hanno una dignità:"
Era senza dubbio quello il motivo e certamente non la presenza di una bella lenticchia stesa sul suo asciugamano a prendere il sole.
Ne era sicuro.
Quella bella lenticchia era rossa e dai tratti vagamenti asiatici. Però no, Legume era sicuro di non essersi messo a fissarla ma per qualche ragione, invece, lei si sentì osservata e si voltò.
"Oh... salve... " disse lei un po' sorpresa.
Si era addormentata e non si era accorta che nel frattempo Legume si fosse messo sotto l'ombrellone a lei più vicino. Ovviamente per puro caso.
"... Salve..." rispose Legue, preso alla sprovvista.
"Mi perdoni ma visto che è qui, mi saprebbe dire che ore sono?" gli chiese.
"Capito sempre a fagiolo. Comunque sono le 18.30, un ottimo orario per un aperitivo" rispose lui.
"Scusa? Cos'è che le capita? Spero nulla di grave..."
"No, niente, mi scusi..." disse Legume pensando se la lenticchia avessetutte le rotelle a posto. Passò poi a pensare che al posto giusto invece aveva delle gran belle lentiggini. Ma mentre pensava a queste cose calò un imbarazzante silenzio che fu rotto dalla lenticchia.
"Comunque mi chiamo Chiara, lei può chiamarmi Kia solo dopò che l'avrò scusata. Sbaglio o prima parlava di aperitivo?"
"Si, e quindi..."
"Beh? Potrebbe scusarsi offrendome uno" propose Kia atteggiandosi a caricatura di certe fighe d'oro.
"Sarebbe un piacere..."
Si avviarono insieme verso il bar della spiaggia. Legume aveva un sorrisino compiaciuto ma ovviamente per puro caso.
Si rividero i giorni seguenti, stessa spiaggia, stesso posto, stesso bar.
Passarono delle belle giornate insieme e lei gli regalò anche delle ciabatte da mare. Delle ciabatte che erano un amore, delle ciabatte d'amare. 
Legume si imbarcò sull'aereo per far ritorno a casa con la morte nel cuore. Un po' per la tristezza e un po' perchè Kia la lenticchia di cognome faceva La Morte. Kia La Morte, lenticchia lentigginosa.

11 aprile 2012

De rerum tamarride

Oggi parleremo di una specie che sta prendendo sempre più piede nel nostro stivale.
No, non abbiamo un serpente nello stivale ma dei tamarri.
I tamarri si riconoscono da alcuni segni distintivi, come ad esempio gli occhiali da sole. Indossati in qualsiasi stagione, con qualsiasi condizione meteo e ad ogni ora del giorno e della notte.
Sono anche soliti vestirsi con colori sgargianti e appariscenti, questo per segnalare alle altre creature il loro essere tamarri.
Si possono osservare nei loro habitat tipici, come centri commerciali di giorno e parcheggi la notte, riunirsi in gruppi più o meno numerosi.
Quando si riuniscono si lanciano in comportamenti rituali.
Primo fra tutti le lotte rituali, quando si ritrovano sono solito simulare dei combattimenti, delle risse pilotate che hanno come fine ultimo lo stabilire le gerarchie all'interno del branco.
Per conquistare le femmine, solitamente truccate quasi con l'intonaco, o una partner per l'accoppiamento sono soliti esibirsi a bordo delle loro macchine, anch'esse truccate. L'esibizione consiste nel percorrere un giro dell'isolato facendo più rumore e più puzza di gomma bruciata possibile.
Qualcosa di simile accade anche ai tamarri di mare o di laguna. In questi casi, però, al posto delle macchine vengono utilizzati dei natanti con i quali prendere a grande velocità le onde generate dalle imbarcazioni più grandi.

9 aprile 2012

Volatili

Da quando due fratelli, costruttori di biclette si sollevarono per la prima volta da terra rivoluzionario non solo il mondo dei trasporti, dando vita all'aviazione, ma anche quello dell'ornitologia.
Infatti una nuova specie si fece spazio tra le nuvole e gli ornitologi poterono esaminare nuovi generi di animali ed esemplari mai visti.
Tutti appartengono alla specie Homo Più O Meno Sapiens.
Per osservare questi individui bisogna recarsi in particolari posti chiamati aeroporti, strutture dove si riuniscono prima di ogni volo grazie ad un particolare mezzo, l'aereoplano.
Già al momento di imbarcarsi si possono notare le prime differenze.
Ci sono persone che sono allergiche alle code, e non si tratta di gamberi o di rospi, e si intrufolano da ogni parte verso l'indifesa operatrice della compagnia aerea. Protetta da questa folla solo da un esile nastro di tessuto.
Altre persone invece hanno uno strano concetto di "un solo bagaglio a mano" e sono riconscibili perchè si riuniscono in grandi gruppi davanti al gate nel tentativo di realizzare matrioske distribuendosi i bagagli che magicamente sono diventati di troppo.
Una volta a bordo e decollati si possono individuare altre categorie.
Come prima cosa, al momento del decollo, si possono individuare i fedeli, coloro che invocano poteri divini, quasi magici, per permettere all'aereo di decollare.
Altri esemplari sono i sedicenti esperti di aeroplani. Persone più o meno documentate che devono le loro conoscenze a siti internet più o meno validi. Di solito sono in grado di snocciolare una quantità notevole di dati tecnici sugli aerei, sui modelli di aerei ma soprattutto sugli incideti aerei e su tutto quello che può accadere ad un volo. Purtroppo non sanno spiegare come funziona un motore aeronautico e neppure come fa l'aereo a stare in aria.
Questi sedicenti esperti sono particolarmente pericolosi e possono dare inizio a una reazione a catena se accompagnati dagli esemplari "Oddio, cosa sta succedendo?".
Questi ultimi sono personaggi che associano a qualsiasi rumore, vibrazione o espressione del personale di bordo le più tragiche cause, spesso associate alla caduta dell'aereo.
Esemplari che invece possono rivelarsi particolarmente fastidiosi sono i tifosi in trasferta con i loro cori. Particolarmente fastidiosi, soprattutto se il volo è partito alle 6 del mattino.
Infine, una volta atterrati, si possono ammirare coloro che sono stati separati dal proprio bagaglio a mano, a causa dell'assenza di spazio nella loro cappelliera, risalire eroicamente controcorrente il flusso di passeggeri che sta uscendo dall'aerombile.
Queste persone vivono nella convinzione che i loro bagagli siano dotati di vita propria e che sentondosi abbandonati possano andarsene e scappare dalle cappelliere.


28 marzo 2012

Adamo & Eva


Ok facciamo un po' di chiarezza.
È risaputo che gli uomini non capiscono le donne ma è anche vero il contrario. Quindi ecco qua una pratica guida ai ragazzi e agli uomini in generale.
Di seguito ci saranno le principali differenze che occorre che teniate a mente.

Noi uomini non percepiamo i colori. Per noi pesca è un frutto, malva una pianta e blue navy non abbiamo idea di cosa possa essere. La nostra scheda grafica ha solo 16 bit. Quindi quando ci chiedete di prendere il vostro maglioncino color glicine dall'armadio, non stupitevi se chiediamo l'aiuto del fiorista sotto casa.

Pensiamo quello che diciamo e solo quello. Se ci preparate una pietanza e non ci piace intendiamo che non ci piace quel piatto. Non intendiamo dire che siete delle pessime cuoche o che nostra madre invece è più brava di voi anni luce e vogliamo tornare a vivere da lei. Così come quando vi diciamo che state bene con un vestito, è perchè lo pensiamo sul serio. Se ci piacete ci piacete indipendentemente da come siete vestite.

Non siamo maniacali nela cura dell'aspetto esteriore. Motivo per il quale non riusciamo a capire come possiate impiegare un'ora prima di andare a letto o per uscire dopo esservi alzate dal letto. È inutile che proviate a spiegarcelo, non lo capiamo, è contro la nostra logica.

I nostri interessi non cambiano nel tempo. Sono sempre quelli, dall'alba dei tempi. Cibo, sport, motori, sesso e tecnologie. Va bene avere interessi comuni ma non mostratevi troppo interessate. Abbiamo già i nostri amici per quello. A meno che non vogliate diventare anche voi un componente del gruppo.

Tenendo a mente queste piccole differenze non avrete difficoltà a interpretare i comportamenti della controparte maschile.


26 marzo 2012

Verso il Capo

Dopo gli ultimi avvenimenti e quel messaggio, Legume decise che era giunto il momento di concedersi una vacanza.
Andando in ufficio Legume decise che appena avrebbe visto il Capo gliene avrebbe parlato. Con buona speranza che potesse accettare. Il detective, in ufficio, sedeva sul suo trono, il suo pensatoio. Accanto aveva una pila di riviste che lo aiutavano a concentrarsi nei momenti difficili, a dire il vero non particolarmente lunghi. Il più lungo ed impegnativo capitava sempre di mattina, appena sveglio, e durava circa un quarto d'ora.
Calatosi i pantaloni si sedette, il pensatoio era basso e quel giorno anche particolarmente freddo. Da quella altezza, o meglio bassezza, faceva fatica a vedere il suo riflesso nello specchio posto sopra al lavandino.
Allungò il collo e vide il Capo, il suo capo.
"Giusto te cercavo..."
"Capito sempre a fagiolo, dovresti saperlo."
"Hai ragione. Non so se hai sentito dell'orologiaio e del..."
"Biglietto con il messaggio per te? Si so già tutto."
Il vantaggio di lavorare in un'azienda piccola e a conduzione familiare. Tutti sanno sempre tutto. Bisogna solo stare attenti ai serpenti, ai parenti. Ma in una famiglia composta da una sola persona, il problema non sussite.
"Allora che ne dici?"
"Direi che va bene. Fai buon viaggio"
Il Capo decise solo la meta, Capo di Buona Speranza più precisamente a Città del Capo. Con la buona speranza di rilassarsi e di far rallentare tutti i pensieri che gli affollavano la testa, il capo e che inquietavano il Capo.

22 marzo 2012

Teorema del dodo

(Sulla musica della canzone "Teorema" di Maro Ferradini)

Prendi un docente, digli che hai capito,
scrivigli email di chiarimenti.
Esponigli dubbi e perplessità,
anche quelli del tuo compagno di banco.
Fatti sempre sentire interessato,
dagli il meglio dell'arguzia che hai,
cerca di essere un tenero studente
sii sempre presente risolvi gli esercizi.

E stai sicuro che ti boccerà,
chi ha troppi lecchini favori non fa.
E stai sicuro che ti lascerà,
chi meno lecca é più intelligente, si sa.

Prendi una docente, trattalo male,
lascia che spieghi per ore.
Non mandargli email e quando rispondi
fallo come fosse un favore.
Fatti sentire poco interessato,
dosa bene domande e assenze a lezione.
Cerca di essere un tenero studente
ma fuori dell'aula nessuna pietà.

E allora si vedrai che ti promuoverà,
chi é meno seccato il 18 ti dà.
E allora si vedrai che ti promuoverà
chi ha meno lecchini è più rilassato si sa.

No caro amico, non sono d'accordo,
parli da laureando segato.
Pezzo di merda lui ti ha bocciato 
perchè tu non hai risposto…
Non esistono leggi all'orale, 
basta non far scena muta.
Lascia perdere il voto dello scritto 
vedrai che un 18 è già in cerca di te.

Senza un esame il laureando che cos'é,
su questo sarai d'accordo con me.
Senza un esame il laureando che cos'é
é questa l'unica legge che c'è.


20 marzo 2012

Tick Tock Goes the clock

La sveglia suonò nel bel mezzo di una notte buia e tempestosa. O almeno così credeva. In realtà non erano tuoni ma i lavori di rifacimento della facciata e non era nemmeno buio, le tapparelle erano giù a causa dell'impalcatura.
Si era appena svegliato, stonato dalla sera prima. Ma non era mai stato un bravo cantante, anzi non era proprio un cantante. Era un detective.
Era sempre al verde e non solamente perchè era un legume. Era il suo essere legume pieno di ferro che gli impediva di attraversare il metal detector. Non era riuscito nemmeno a farsi dare la carta di credito perchè non era riuscito ad arrivare allo sportello per firmare i moduli. Non che i legumi sapessero firmare, sia chiaro.
Mentre cercava di alzarsi dal letto vide il telefono, dodici chiamate senza risposta. Il numero era quello del commissario, doveva sbrigarsi, era successo qualcosa.
"Sei in ritardo" disse il commissario.
"Io non sono mai in ritardo, capito sempre a fagiolo."
A terra c'era il corpo di un vecchio signore, un orologiaio. Qualcuno doveva averlo aggredito colpendolo in testa, con un pendolo. Per poi infierire con un oggetto contundente, contro un dente.
Accanto al corpo del'orologiaio un biglietto con scritto: "Il prossimo sarai tu Legume, hai le ore contate."


16 marzo 2012

La domanda

È nato prima l'uovo o la gallina?
La risposta ci sarebbe anche, ma purtroppo non ci è data a sapere.
Questo perchè gli unici depositari di tale risposta erano i grandi sacerdoti dei Gallus Gallus Domesticus.
Avevano provato a lasciare una testimonianza scritta ma la loro forma di scrittura non era delle più comprensibili. Scrivevano a zampa di gallina.
Non avevano una vera e propria calligrafia, la loro era più che altro una galligrafia. Così l'hanno definita gli studiosi.
Purtroppo i sacerdoti erano gli unici in grado di decifrare quella scrittura ma morirono tutti.
La loro religione consisteva nel venerare il Grande Dio Bipede il quale li ripagava delle loro offerte di uova con del cibo che prelevava dal Grande Recipiente Blu e gli consegnava ogni giorno.
Il più meritevole tra i sarcedoti veniva scelto una volta all'anno dal Grande Dio Bipede, in genere la scelta avveniva in Dicembre a cavallo tra la 51esima e 52esima settimana dell'anno. Motivo per cui i sacerdoti sparirono e della risposta non si seppe più nulla.

13 marzo 2012

Districare

Nodi impossibili da districare e snodi in cui è difficile districarsi, se le indicazioni non sono messe a dovere.
C'è chi coi nodi non ha mai avuto a che farci.
Liberi di andare a briglie sciolte senza essere legati, persone snodate.
Persone libere da preoccupazioni che bloccano altri come delle cime, impedendo loro di raggiungere la cima.
Mentre altri rimangono imbrigliati in doppi petti e cravatte sapientemente annodate.
Nodi che vengono al pettine e che sono fonte di numerosi grattacapi e dubbi. Grattacapi che ti fanno venire nodi alla gola e, nel peggiore dei casi, ti fai un nodo intorno alla gola. Dubbi.
Dubbi da sciogliere come nodi, da sciogliere per navigare lontano.
Navigare per miglia e miglia a velocità di diversi nodi. Nodi marinareschi.
Nodi che non pensavi nemmeno esistessero. Nodi che non sapresti fare ma che la tasca dei tuoi pantaloni conosce alla perfezione. Esercitandosi quotidianamente con le cuffie del tuo Ipod.

11 marzo 2012

Vittima solo del proprio cognome

Era sempre da solo, non aveva molti amici.
E dire che lui ci provava ad essere una persona socievole, aveva tentato di dare un sacco di feste a casa sua.
Purtroppo quando andava a fare la spesa per le feste era un disastro. Non reggeva l'alcool e tutte le bottiglie gli cadevano  dalle mani.
Anche le attività che aveva in mente per la festa non erano il massimo. Aveva ideato una specie di telefono senza fili utilizzando dei vasi da fiori, ribattezzati da lui con il nome di vasi comunicanti. Inutile dire che non funzionavano.
Fino a qui le sue feste potevano semplicemente essere catalogare come brutte feste ma c'era un problema logistico. Nessuno riusciva a citofonargli perchè, ironia della sorte, di cognome faceva Guasto. Questo da una parte lo mettava al riparo da scocciatture domenicali come i testimoni di Geova ma disorientava gli invitati.
Non che fossero tanti gli invitati perchè, tenendo fede al suo cognome, era anche bravissimo a guastare i rapporti personali. A volte anche in maniera geniale.
Tutto sommato non era abbastanza. Anche sommando tutti e 4 gli amici che aveva non eran abbastanza.
Decise quindi di arruolarsi nell'esercito e lo presero subito, nei Geni Guastatori.

7 marzo 2012

Fate rapporto

Rapporti nati da un'amicizia tra un lui e una lei. Rapporti delicati a diverse velocità dove ogni componente ha i suoi tempi.
Rapporti che si basano su quattro chiacchiere. Rapporti orali.
Rapporti lavorativi che possono sfociare in rapporti al lavoro. Ma se qualcuno lo venisse a sapere andrà a fare rapporto a chi di dovere.
C'è chi i rapporti li fa per dovere e deve farli. Rapporti che possono far male.
Chi cerca amici per far nascere dei rapporti o rapporti tra amici. Amici di rapporti.
Rapporti in cui si è uno sopra a l'altra, un numeratore e un denominatore. Tutti uniti da un minimo comune denominatore. La voglia di rapportarsi, cercare di rapportarsi con persone e situazioni.
Sempre ammesso che non sia la situazione a volersi rapportare, nel qual caso le monetine conviene lasciarle là dove sono, per terra. Il trattamento di fine rapporto potrebbe non essere per nulla piacevole.
Si può finire male per un rapporto andato storto.

3 marzo 2012

Me against bureaucracy

Eccoci collegati dallo stadio Ufficio Anagrafe dove Andrea e Burocrazia si sfideranno per la conquista del pass per il parcheggio.
Dopo pochi minuti è già 0-1 per la Burocrazia che si portata in vantaggio grazie ad un'informazione sbagliata.
L'ufficio non era aperto dalle 13.00 alle 14.30  ma bensì quello era l'orario di chiusura per la pausa pranzo.
Andrea sfiora il pareggio a 20 minuti dall'apertura, purtroppo però ci sono già 6 persone davanti le porte dell'ufficio.
Non sarà una passeggiata contrariamente a quanto si poteva pensare alla vigilia di questa sfida.
Nervi tesi a pochi minuti dall'apertura. L'assembramento di persone davanti l'ufficio inizia ad essere importante, i giocatori in campo si scambiano qualche parola ma alla fine riescono ad organizzarsi in quella che vorrebbe (ma la volontà non è tutto) essere una fila.
L'arbitro fa arretrare la barriera e ammonisce tutti per far rispettare il turno di arrivo, controlla il conometro e apre le porte dell'ufficio. Tutti i giocatori si lancano in avanti assediando l'area avversaria.
Pareggio e grande festa sugli spalti! Andrea si trova davanti solo 5 persone e prende coraggio, la vittoria è ancora possibile.
Fallaccio! Viene saltato il numero di Andrea il quale protesta vivacemente e manda verbalmente in malo modo tutti gli avversari in prima elementare a ripassare i numeri.
A seguito del fallo viene concesso il calcio di rigore ma l'impiegata nega ad Andrea la goia del pass che andrà aspettato per posta.
Su questo episodio e sul punteggio di parità si conclude il match ma sono tante le recriminazioni da parte di Andrea e scommettiamo che si andrà avanti ancora per molto a parlare di questa partita.


26 febbraio 2012

Gin & Fizz

C'era una vodka, o forse era del rum.
Gin era in macchina insieme al suo amico Fizz e quella sera si erano vestiti di tutto punto. Erano molto Bellini.
Stavano fantasticando sulla loro prossima meta e su quel viaggio nei mari tropicali a Long Island.
Un giorno Gin sognò di volarci a bordo di un B52 e di pilotarlo fischiettando My Fair Lady.
Fitz era svizzero, anche se a vederlo non lo si sarebbe detto, era impegnato a leggere le ultime notizie sportive. In particolare leggeva dell'ultimo acquisto fatto dalla squadra di calcio della sua città, il Grasshopper che aveva acquistato il giovane fenomeno di belle speranze Kahlùa.
Mentre stavano percorrendo una strada nel Bronx furono bloccati da due energumeri di colore, due Negroni.
Purtroppo i due non avevano le migliori intenzioni e la polizia dovette chiamare Alexander per il riconoscimento dei corpi.

22 febbraio 2012

Pasticcio di Crema

Aveva chiuso un occhio quel giorno, in ospedale, a causa di una brutta congiuntivite. Lo avrebbe riaperto di lì a poco.
Lungo la via Damasco ricevette l'illuminazione. La ricevette direttamente sulla testa, da un lampione che non aveva visto.
La crostata al lampone appena comprata sbattè anch'essa contro il lampione e si ruppe in due. Era costata un occhio della testa, la stessa testa che adesso faceva male.
Tornò quindi in pasticceria dicendo al pasticcere di aver combinato un pasticcio, ma non alla crema.
Chiese se poteva cambiare la crostata.
D'altronde le due metà poteva venderle separatamente come confezioni speciali, più piccole per i single che non vogliono comunque rinunciare alla dolcezza e al chiedersi: "Chi ha mangiato un pezzo della mia crostata?".
Il pasticcere disse che non era in suo potere una cosa del genere, che doveva parlarne con il capo, il grande pasticcere, il sommo pasticcere, il pasticcione.
Purtroppo però il pasticcione era andato fuori Crema, verso Cremona, per un corso di aggiornamento sulle creme.
Gli chiese, allora, se per quella volta non potesse chiudere un occhio.

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